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Vi presentiamo un breve estratto del libro del collega Carlo Casu "L'utopia dell'assoluto".
Nella prefazione leggiamo fra l'altro:

Qualcuno ha già detto e ripete in vari luoghi, da qualche tempo, che: «la Filosofia è morta».
Edward O. Wilson, il padre della sociobiologia moderna, famoso entomologo, in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 21 settembre 1998, afferma:
“La Filosofia formale, analitica, sta morendo… Che cos’è la mente? E il libero arbitrio? Da dove veniamo, che cosa siamo? Per questi e altri grandi interrogativi filosofici la scienza sta trovando delle risposte. I filosofi che vivono sulla montagna, circondati dalle nebbie, in attesa di essere consultati come oracoli, sono destinati a scomparire.”
Benedetto XVI, nell’Allocuzione, tanto contestata, scritta per l’incontro con l’Università degli Studi La Sapienza, afferma:
“Il pericolo del mondo occidentale – per parlare solo di questo – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità… esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo…”
Similmente, sebbene in un senso opposto, nell’introduzione magistrale all’opera FILOSOFIA – Storia del pensiero occidentale – diretta da Emanuele Severino, un altro grande studioso e filosofo del nostro tempo, leggiamo:
“…Ma la grande avventura della Filosofia è ben lontana dall’essersi conclusa. Forse è solo agli inizi (anche se da ogni parte si sente dire che la Filosofia è morta).
Infatti, non solo l’autocritica della Filosofia, nel pensiero contemporaneo, non ha ancora mostrato il proprio significato più autentico, ma è ancora completamente aperta la questione di fondo, sulla quale nessuno si interroga, ma dalla quale dipende il destino dell’Occidente e dell’intero pianeta: quale è la verità del senso greco della «cosa»? E dunque quale è la verità della nostra civiltà? Queste domande ne portano con sé un’altra: quale è la verità della negazione della verità? Sino a che queste domande restano senza risposta, ogni pretesa di comprendere il senso della nostra esistenza nella civiltà della tecnica (l’uomo tecnologico!) è destinata a fallire; come lo sono tutti i tentativi di risolvere i problemi concreti del nostro tempo.”.........

Piazza Scala


 

 

1. INDIVIDUAZIONE DEL FINE
Parte Prima:

 

Chi è “l’uomo tecnologico” e dove va? Nuove ed antiche frontiere del pensiero umano.

A. Primato della Filosofia

Viviamo in un mondo che cambia continuamente. Sicché il divenire e la trasformazione, costituiscono la regola più generale, la legge più importante nella vita dell’Universo.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, afferma anche oggi il grande chimico Lavoisier.
W. Shakespeare, afferma in un famoso monologo: “Essere o non essere, questo è il dilemma!”. Perché, in fondo, in ciò sta il «divenire», cioè il nostro mondo della trasformazione, come afferma anche il filosofo tedesco Hegel, mettendo in relazione il passaggio fra l’essere e il non essere, la cui sintesi dialettica si attua appunto nel divenire.

Si perpetua così e continua a sussistere la più sensazionale scoperta della conoscenza, anche in piena Era nucleare, e ciò nonostante i passi miracolosi compiuti dall’umanità, in tutti i campi dello scibile scientifico e della tecnologia. Poiché la scienza, basata principalmente sulla relazione fra causa ed effetto e sulla loro rilevazione e/o ripetività sperimentale ed enunciazione sistemica in termini matematici (Metodo Galileiano), pur progredendo continuamente, non riesce ancora a spiegare molti fenomeni della natura, contenendo un elemento, uno strumento imperfetto ed erroneo: la rilevazione empirica, come affermava anche Platone. Il mondo esteriore si distingue, in primo luogo, come Realtà o fenomeni esistenti e Irrealtà o fenomeni apparentemente non esistenti: l’Ignoto. Questi ultimi, sono la parte, la faccia ancora sconosciuta, ma non inconoscibile della Realtà.

Fra l’altro, la scienza, non è nemmeno in grado di spiegare chi sia in sè stesso veramente l’uomo, perché esista e dove stia andando in questo suo fantastico viaggio esistenziale, a bordo di questa astronave speciale che è costituita dal pianeta Terra. Il Diogene, simbolico «cinico» dei nostri tempi, cioè questo bisogno inappagato ed universale di sapere qualcosa di più sul nostro destino, che è insito nella nostra natura, continua a cercare l’uomo, oggi come ieri. In altre parole, ci si può porre la domanda: ha un senso oggi un mondo veramente umano? Per la scienza, infatti, l’uomo è solo un “vertebrato”, un essere vivente, cioè un’animale, appartenente al Gruppo dei Vertebrati, Classe dei Mammiferi, Ordine dei Primati. A tanto si riduce, sostanzialmente, la conoscenza scientifica sull’uomo, nel campo delle scienze naturali e conseguentemente dell’ attuale ed imperante scienza in genere.

Eppure, tutti siamo stati sempre pronti a scommettere sulla differenza sostanziale fra l’uomo ed un qualsiasi comune animale, anche quello più evoluto ed “intelligente”, e non siamo disposti a riconoscerci in nessun campione del rimanente mondo animale, con particolare riguardo alle scimmie. L’uomo è forse un animale modificato o un animale di tipo nuovo? Tale differenza, non investe soltanto l’apparenza, ma sono coinvolti tutti gli aspetti del problema, la sostanza dunque, cioè i contenuti di vita.

Nell’uomo, c’è qualcosa che sfugge continuamente a qualsiasi tentativo scientifico di classificazione ed ogni canone, per lui soltanto, sembra fallire e fare eccezione. Un essere misterioso, dunque, l’uomo… Sotto un certo aspetto, paragonato alle altre specie viventi sul pianeta, è talmente singolare, da apparire quasi come un «alieno», piovuto da un altro mondo, da un altro pianeta, da un altra galassia. È come se qualcuno sia entrato in una specie vivente preesistente, trasformandola integralmente! È come se qualcuno sia entrato in me stesso, trasformandomi in un diverso me stesso. Sì, quel qualcuno che abita in me, è altro da me. Fatto sta che «quel qualcuno» usa il mio cervello, come dal di fuori, dall’esterno del mio corpo ed in maniera quasi sovrapposta al medesimo (concezione dualistica della mente umana!), non coincidendo espressamente con esso, anche se lo riguarda e facendone per giunta quello che vuole, trasformandolo da un apparente «massa di cellule nervose e di grasso» in qualcosa di terribilmente eccezionale, nell’ambito della natura, di meraviglioso e di misterioso, al tempo stesso. Ma allora chi sono io, mi domando? Me lo dirà mai la Filosofia, visto che la scienza tace o non riesce ad esprimersi su questo aspetto, non trascurabile, della mia vita umana?

Inoltre, la vita dell’uomo, a differenza di quanto avviene nel resto del mondo animale, necessita di un significato e di una direzione. L’uomo, innanzitutto ricerca una cosa che è completamente estranea al mondo animale e cioè: l’uomo ricerca la verità! Avete mai veduto un animale che cerchi oltre al cibo, la verità? Se lo conoscete, fatemelo sapere… sarei oltremodo curioso di conoscerlo! Il “dove va?” è, inoltre, di prammatica, una domanda necessaria e vitale. L’uomo per vivere ha bisogno urgente di motivazioni morali!

Sul cervello umano, alcuni scienziati sostengono che tutto della nostra attività mentale possa essere attribuito a fattori puramente fisici. Francis Crick, vincitore con due colleghi nel 1962 del Premio Nobel per la medicina, per aver decifrato il codice del DNA, arriva a dire nel suo libro The Astonishing Hypothesis (L’ipotesi strabiliante):

“Voi, con le vostre gioie e i vostri dolori, i vostri ricordi e le vostre ambizioni, il vostro senso di identità personale e di libera volontà, in realtà non siete altro che il frutto del comportamento di un immenso complesso di cellule nervose e delle molecole a esse associate”.

Tuttavia, la coscienza, che è soltanto degli esseri umani – e che è stata definita in tanti modi: linguaggio, introspezione, consapevolezza di sé, pensiero astratto – sfugge alle misurazioni scientifiche. E chi potrà mai esplorare la regione fatta di mito, moralità, fede, dolore e gioia che costituisce la nostra geografia spirituale?
“Non troveremo mai una soddisfacente spiegazione meccanicistica” dice Lewis Thomas, il medico e biologo scomparso di recente, autore di libri di successo come The lives of a Cell (Le vite di una cellula).

Ogni essere umano risulta, in effetti, come un mondo diverso, un Universo a sé stante. Si pensi di riflesso ai circa 100 miliardi di cellule nervose ed altre cellule che compongono quella massa complessa e strana, che risulta il cervello umano. Si calcola che il numero di connessioni, che queste cellule possono stabilire fra di loro, sia dell’ordine di 10800! Questo equivale ad un valore corrispondente a 10700 volte il numero degli atomi dell’Universo… Tale considerazione, ha fatto esclamare la scienziata sovietica Natalya Bekhtereva, studiosa del cervello umano, che: «il cervello umano è un intero Universo nel cranio. È il solo organo umano e animale che abbia possibilità praticamente illimitate». Si tratta di un organo, che sembra quasi predisposto, orientato e diretto verso la conoscenza dell’Univer­so intero, non delle misere, limitate conoscenze offerte ora dalla scienza umana, che si limita agli scarsi risultati attuali ed alle contraddizioni, che tutti conosciamo. Il cervello umano, nel corso della vita media di ogni individuo, utilizza una parte trascurabile, del tutto ridicola del suo potenziale… ma allora, l’uomo è destinato a vivere molto più a lungo, forse per sempre?

Ciò costituisce anche, fra l’altro, la prova tangibile del suo incredibile scopo e destino, aldilà del limitato arco temporale di esperienza della vita umana. Perché la nostra vita è così limitata, mentre siamo forniti di uno strumento così eccezionale, che prevalica i ristretti confini temporali dell’individuo? Ora, qual è il segreto della mente umana? Si pensi che le dimensioni di questa massa di materia spugnosa che chiamiamo cervello, sono circa quelle di un pompelmo!
Eppure, questa meraviglia naturale, dal peso di meno di un chilogrammo e mezzo, fa di noi degli esseri assolutamente unici nell’intero creato. Per millenni, il funzionamento del cervello è stato un assoluto mistero. Oggi, però, questo ammasso di materia grigio-rosacea sta rivelando alcuni dei suoi segreti.

“Negli ultimi dieci anni”, ha detto Gerald Edelman, premio Nobel 1972, “abbiamo appreso più cose riguardo al cervello che in tutta la storia”.

Esteriormente, almeno, il cervello umano e quello degli animali, appaiono molto simili. La forma e le dimensioni non sono però sufficienti a spiegare l’enorme differenza. Gli animali, sono in grado di comunicare tra di loro e molti possiedono vista, tatto ed udito estremamente sviluppati. Ma nessuno di essi fa uso di un linguaggio codificato, né sa eseguire operazioni matematiche, da quelle più semplici a quelle estremamente complesse, né è capace di intuizione interna, la cosiddetta “intelligenza”, non si intende inoltre di creatività artistica e non ha il senso del bello e del cosiddetto mondo sentimentale vero e proprio. In altre parole, gli animali non hanno la capacità di pensiero astratto, o capacità raziocinante, che caratterizza la mente umana e quindi non sono in grado di porsi dei problemi e di risolverli. Vi sono poi altre differenze di importanza critica.

Gli animali, agiscono solo in base all’istinto, che è una sorta di «accumulo ereditario di riflessi condizionati», che consente loro di fare determinate opere o attività, realizzandole sempre allo stesso modo, con qualche lieve differenza, in base all’ambiente, al clima ed alla situazione particolare. Si pensi al caso dei castori, degli uccelli, delle api, delle formiche e così via… Gli animali superiori, come le scimmie ed i mammiferi in genere, hanno anche la capacità di un apprendimento relativo, cioè di essere ammaestrate, ma siamo ben aldilà della soglia critica, la cosiddetta capacità raziocinante, presente nell’uomo. Infatti il loro sviluppo psichico non riesce mai ad andare oltre a quello di un bambino di quattro o cinque anni. Dopo il quale c’è come uno stop forzato al proseguo del loro sviluppo psichico, che appare quindi insormontabile. Come mai? In effetti manca, inoltre, completamente, la “libera scelta” nelle loro azioni, cioè la componente morale. Infatti gli animali non sono “persone” come l’uomo. L’uomo si potrebbe invece definire un «animale personale», in quanto si tratta di un animale particolare, cui è stata universalmente riconosciuta ed attribuita la dignità di persona: ecco cos’è realmente l’uomo, da un punto di vista morale…
Ma chi o cosa è in grado di attribuire la “dignità di persona” all’uomo?

Il comportamento degli esseri umani, è molto diverso e differenziato, anche in situazioni analoghe e condizioni simili di vita, perché è governato più da «libere scelte» che dall’istinto. La gamma delle possibilità umane si estende dall’apprendimento fino alla maturità, dalla sperimentazione alla creazione, giungendo persino ad inventare “macchine pensanti”, gli elaboratori elettronici, il Computer, una sorta di sdoppiamento di certe capacità specifiche attribuite al cervello umano, potenziate però all’inverosimile. L’uomo, in effetti, non ha soltanto un cervello fisico. Affermare ciò sarebbe troppo limitativo ed anche sbrigativo, perché anche gli altri animali sono forniti di un cervello fisico.

[continua]


 

 

DEDICA

 

Opera Opera dedicata, con immenso affetto, a mia moglie Maria ed ai miei due figli Marcello e Luisa, sperando che ne facciano tesoro…
Un ricordo affettuoso ed un segno di gratitudine particolare per il mio amico Don Giuseppe Ruju, ex parroco di Berchiddeddu, in Sardegna, uomo molto colto ed autore di moltissime opere di grande rilievo, soprattutto nella saggistica, col quale, durante la gioventù, quando era viceparroco di Berchidda, intrattenevo un continuo e vivace scambio di idee e discorsi di carattere filosofico, che hanno suscitato in me, fin d’allora, sempre molto interesse e piacere interiore.

L’AUTORE

 

 

 

 

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Piazza Scala - agosto 2015