Dedicato a Maria, Elena e Laura    

 

 

Cosa spinge migliaia di persone provenienti da tutto il mondo (oltre 270/mila nel 2010) a lasciare la propria casa e la propria famiglia per un periodo che può superare un mese, a mettersi sulle spalle uno zaino di 12 chili circa, a camminare per 7/8 ore al giorno, a percorrere complessivamente 800 chilometri a piedi o in bicicletta, a dormire in ostelli a volte affollati, in un sacco a pelo, a condividere docce e bagni comuni, a consumare pasti frugali per raggiungere la Cattedrale di Santiago de Compostela e abbracciare la statua di San Giacomo?
E’ difficile fornire una risposta che valga per tutti, dato che le motivazioni possono essere profondamente diverse: motivi religiosi, escursionistici, turismo low-cost, sfida con se stessi, ex voto, ricerca dei propri limiti.
Tutte motivazione valide e degne, anche se molto differenti.
Se dovessi parlare delle mie, inizierei dalla grande curiosità suscitata dai racconti dei miei fratelli Ermanno e Alessandro che, insieme a mia cognata Barbara, a distanza di un mese dall’altro, hanno percorso a piedi il cammino nel 2004.
Furono i loro racconti, ascoltati nell’estate di quell’anno, ad incuriosirmi. Ne parlavano con una strana enfasi, una partecipazione non comune, intensa, come di chi avesse vissuto un’esperienza straordinaria, nel senso pieno della parola.
Iniziai a rimuginarci sopra, anche se avevo la piena consapevolezza che, fino a quando avrei lavorato, non sarebbe stato possibile mettere in cantiere il progetto, a partire dalle settimane necessarie e non disponibili.
Però l’idea stava lì, in un angolo della testa, non cancellata.
Poi venne il prepensionamento, il distacco non privo di dolore dal mondo lavorativo, da una Banca alla quale avevo dato e ricevuto molto e che mi faceva comprendere di non essere più necessario.
La stessa esperienza era stata vissuta dal fraterno amico Giovanni Vaccarella, con il quale avevo parlato del progetto del cammino e che mi aveva proposto di condividerlo. Si aggiungeva mio fratello Ermanno che, stavolta in bicicletta, voleva rifarlo a distanza di sei anni. In qualche parte della Spagna ci saremmo incrociati e abbracciati, cosa che è avvenuta ad Astorga.
Quando a Lecco, in una piovosa serata di fine marzo mi vestii da escursionista/pellegrino, l’abbigliamento che avrei utilizzato per i prossimi 35 giorni, mi affiorarono alcuni dubbi: ma dove vado, tu che sei il capofamiglia lasci moglie e figlie a casa, ma sei sicuro di farcela?
Il viaggio fu un eccellente diversivo e, dopo aver raggiunto Parigi e preso il TGV per Bayonne, raggiunsi Giovanni che mi attendeva e, al volo, prendemmo il bus per Saint Jean Pied de Port, nei Pirenei francesi, punto di partenza del Camino Frances, il più noto e utilizzato che ha come meta finale la città dell’Ovest spagnolo di Santiago de Compostela.
Lì, in terra di Galizia, si narra che l’apostolo Giacomo, uno dei dodici apostoli e fratello di Giovanni, abbia operato il suo lavoro di diffusione e di conversione al cristianesimo. Una volta rientrato in Terra Santa venne ucciso e divenne così il primo apostolo martire. A distanza di secoli, il suo corpo si racconta che sia tornato miracolosamente in Spagna, in un luogo dove si provvide ad iniziare la costruzione della splendida Cattedrale di Praza Obradoiro e dove sono conservati i suoi resti. Nei primi dell’anno mille si narra che sia apparso a cavallo e che abbia radunato le file degli eserciti cristiani che stavano duellando con le truppe musulmane, tant’è che, oltre alla consueta immagine di San Giacomo (Santiago in spagnolo) pellegrino, vi è anche quella di Santiago guerriero a cavallo, detto il matamoros.
Esaurita questa breve digressione storica, il riprendo dal raggiungimento del punto di partenza e del suo centro di Accoglienza in terra francese, dove procediamo a far apporre sulla nostra credencial il primo sello del nostro cammino. La credenziale è il documento che attesta il tuo stato di pellegrino e consente l’accesso agli ostelli (in spagnolo albergues) dislocati sul percorso; il sello è il timbro apposto sulla credenziale che attesta il passaggio da quella località. Alla fine del viaggio la credencial verrà attentamente esaminata a Santiago, presso la Oficina del Peregrino per ottenere la Compostela, la pergamena che con il tuo nome scritto in latino costituisce la prova del pellegrinaggio.
In verità è sufficiente percorrere a piedi gli ultimi 100 km per ottenerla.
Prendiamo alloggio e confidenza con le future sistemazioni in una stanza con tre letti a castello dove siamo in quattro: Giovanni, io, Marinella, una friulana conosciuta sul pullman che condividerà con noi larga parte del cammino e una neozelandese.
Occorre aprire una doverosa parentesi e soffermarsi su due aspetti.
Mi ha stupito il notevole numero di donne che, da sole, ho trovato lungo il cammino e, oltre a Marinella, potrei citare la norvegese Kine, la tedesca Manuela, l’inglese Carolyn, la canadese Claudine, la francese Marie. Da qui si apre la seconda considerazione circa la provenienza dei pellegrini che vengono davvero da tutto il pianeta. Potrei aggiungere di aver incontrato, oltre agli scontati spagnoli, italiani, francesi e tedeschi, anche brasiliani, statunitensi, sudafricani, coreani, giapponesi, svedesi, belgi e sono certo di aver dimenticato qualcuno.
Molto toccante, presso l’Abbazia di Roncisvalle, nei luoghi che videro gli scontri fra le truppe guidate dai paladini di Carlo Magno e i Mori invasori, la Messa serale dove la Preghiera del Pellegrino viene recitata in tutte le lingue dei pellegrini presenti.
Stupefacente è scoprire come il corpo, l’intero organismo, seppure con qualche iniziale difficoltà, si abitui ai nuovi ritmi di vita.
La sveglia è intorno alle sei del mattino, quando i primi pellegrini si alzano e la camerata inizia ad animarsi: toilette, preparazione di zaini, arrotolamenti dei sacchi a pelo e, alla fine ci si sveglia tutti. Si parte e la prima ricerca è per un bar che sia già aperto, considerati gli orari spagnoli che sono sempre un po’ più in là rispetto ai nostri, per fare un desayuno (colazione) e per incamerare le energie necessarie per affrontare la nuova tappa. Una fermata nella tienda (negozio di generi alimentari) per preparare il bocadillo (panino) che, insieme alla frutta ed alla indispensabile acqua costituirà il pranzo di mezzogiorno. Arrivo nel pomeriggio nell’ostello dove ci attende una salutare doccia e un meritato pisolino, ma dopo aver lavato gli indumenti che dovranno essere stesi al più presto, in modo da essere pronti per l’indomani. La cena può essere preparata nell’ostello, dove ho vissuto dei toccanti momenti conviviali, oppure consumata (con un prezzo dai 10 ai 12 euro) presso una trattoria dove ti preparano el menu del dia. Un giretto per la città e di nuovo in branda per recuperare le energie per la nuova giornata che verrà.
Per prender sonno, molto spesso, diventano indispensabili i tappi di cera per le orecchie per attenuare il micidiale rumore dei roncadores (russatori) che infrangono il silenzio notturno.
Ebbene, solo dopo pochi giorni l’organismo diventa una rodata macchina che si adegua ai nuovi ritmi e ai nuovi carichi ed è davvero impressionante andare a letto letteralmente sfiniti per trovarsi pronti e pieni di energia l’indomani mattina. Si dice che la vita moderna e sedentaria richieda all’uomo solo il 25/30% delle capacità di energia che egli possiede e, se si è assistiti da capacità motivazionali adeguate, credo proprio che questa ne sia una riprova.
Con l’occasione vorrei confermare che, per compiere il cammino, non sono richieste particolari capacità atletiche o fisiche. Una persona normale, che non ha problemi di salute, se vuole può raggiungere il risultato che si è programmato, come è anche vero che, persone particolarmente dotate sotto il profilo fisico, alle prime difficoltà o di fronte ad una camerata con i letti a castello, bagni comuni e senza il proprio cuscino decide di abbandonare.
Il percorso si è snodato in 31 tappe e per 818 chilometri complessivi.
Sin dalla prima e dura tappa si entra in territorio spagnolo dove l’intero cammino si snoderà.
Si raggiungono città importanti quali Pamplona, la capitale della Navarra, Burgos e Léon, nella Castiglia con le loro maestose cattedrali, come microscopici paesi dove si possono trovare solo una chiesa e l’ostello dei pellegrini.
La parte finale si svolge nella Galizia, una regione verdeggiante e popolata da bestiame che viene chiamata l’Irlanda di Spagna. Si attraversano sterminati campi di grano e di vigneti, questi ultimi in particolare nella regione della Rioja. Ti attendono i lunghi e monotoni chilometri delle mesetas , altopiani attraversati da sentieri totalmente pianeggianti.
Ti attende anche la Cruz de Hierro, la Croce di Ferro, una croce issata su di un lungo palo dove è usanza che i pellegrini di tutto il mondo depositino un sasso del loro luogo di provenienza, insieme ad un biglietto che descriva le loro intenzioni. Con il passare degli anni e dei viandanti l’accumulo delle pietre provenienti da tutto il mondo ha creato una vera e propria collina.
L’ingresso in Galizia avviene con lo scollinamento del Passo del Cebreiro che con i suoi 1300 metri di altitudine è il punto più alto del cammino ed è capace di riservarti una nevicata anche nei mesi primaverili.
La fatica accumulata e il dislivello da affrontare rendono il Cebreiro una sorta di spauracchio, ma è anche vero che a questo punto del cammino il pellegrino avrà incamerato le giuste dosi di tenacia e perseveranza che glielo faranno superare.
L’arrivo a Santiago de Compostela è molto difficile da descrivere, tante sono le emozioni, la fatica, i dolori vissuti durante il cammino e, di fronte alla maestosità della cattedrale di Praza Obradoiro tutto si scioglie in un pianto irrefrenabile e lacrime di gioia e di tenerezza.
Abbracciare la statua di san Giacomo, le sue solide spalle, abbandonarsi a lui sono la ricompensa di ogni fatica, come anche ritrovare ed abbracciare compagni di viaggio perduti in qualche tappa precedente.
Come ha scritto una pellegrina l’indicibile è indicibile e mi rendo conto che alcuni racconti possono sembrare enfatici e difficile da spiegare o trasmettere.
Forse una soluzione può essere nell’invito a tentare di percorrere il cammino, anche in una sua parte, per provare le sensazioni e le emozioni che esso riesce a trasferirti.

Claudio Santoro

 



N.d.R.: abbiamo già pubblicato l'avventura di Claudio in più puntate (cfr. link in basso) e vi assicuriamo che valeva la pena leggerla; siamo lieti di offrire ai nostri lettori più pigri il racconto condensato in questa pagina; Claudio ci ha fatto sapere che ha tutta l'intenzione di ripetere il Camino Frances nel prossimo mese di settembre: prenotiamo sin d'ora l'esclusiva!
Piazza Scala - febbraio 2012

 


 

 

 

 

 

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Da Saint Jean Pied de Port a Santiago de Compostela

 

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