Tra le opere più suggestive del romanticismo bancario sta il manzoniano romanzo dei Promessi Sposi. È doveroso pertanto riportare in questa antologia almeno un saggio di questa inclita prosa con un brano del capitolo in cui si tratta di
DON ABBONDIO ED I BRAVI
Per
una delle tante scale della Direzione Centrale che dai piani superiori
portava agli inferiori, scendeva bel bello il commesso centralinista
zufolando sottovoce e scrutando a tratti la Gazzetta dello Sport,
lasciandovi come segno un dito tra una pagina e l’altra. Drizzando ora lo
sguardo com’era solito in quel tratto di scale vide una cosa che non
s’aspettava e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l’uno
dirimpetto all’altro proprio all’inizio delle scale al confluente, per dir
così, delle scale col corridoio. Non lasciavano dubbio intorno alla loro
condizione ed a prima vista si davano a conoscere dall’abito, dal portamento
per individui della specie di Funzionari centrali o anche Direttori. Il
commesso Abbondio affrettò il passo e, non potendo evitare il pericolo di
passare di mezzo vi andò incontro, componendo la faccia a tutta quella
quiete ed ilarità che potè, preparando un sorriso di convenienza. Ma quando
fu loro di fronte e fu da loro squadrato, si fermò sui due piedi. «
Commesso, - gli disse uno di quei due piantandogli gli occhi in faccia - non
l’ho mai visto prima d’ora in Banca. Dove lavora? ». Il tono era secco e
minaccioso come chi coglie un suo subalterno sull’intraprendere una
ribalderia. « Su al centralino telefonico, eccellenza ». « Ah, si, e da
quanto tempo è in Banca? E come mai se ne va a spasso a quest’ora? ».
Abbondio, con voce mansueta e gentile di chi vuol persuader un impaziente,
eludendo la seconda richiesta rispose: « Da soli due mesi, signore... » — «
Ah mi pareva, è per questo che non lo ravvisavo perchè io li conosco tutti,
sono trent’anni che lavoro qui... ». « Ah, da trent’anni! vita da cani,
vero?... » E, proferendo queste parole, non sapendo pur lui se faceva un
complimento, una constatazione od una accettazione, si allontanò e li vide
allontanarsi, mentre egli discendeva a bere quel caffè fuori orario che
l’aveva tradito.
Quando tornò al suo posto sentì squittire il telefono interno. « Centralino,
sono il Direttore Rodrigo ». Quella voce, quella voce di prima che incuteva
soggezione, spavento, tremore gli tolse anche la forza di rispondere. «
Pronto, pronto, perchè non risponde? È ancora in linea? » - « Si, un momento
signore, sto ancora inchinandomi... » « Bene. Quella spedizione di titoli
alla Filiale di Ragusa non s’ha da fare... anzi ritira il piego riportamelo
qui in Direzione ». — « Ma veramente l’Ufficio spedizioni è... » - « Orsù,
se la cosa dovesse decidersi a ciance mi metteresti nel sacco: vedi di
procurarla e subito ». — « Ma certo, ma certo, troppo giusto, troppo
ragionevole... ».
Il lettore si è avveduto che Abbondio non era nato con cuor di leone,
cosicché mettendo avanti a stento una gamba dopo l’altra si avviò al lontano
Ufficio spedizione, paventando in cuor suo i tempi in cui gli era toccato di
vivere. Risolto finalmente l’incarico, ricevuto il piego si recò alla
direzione reprimendo l’angustia dell’incontro che l’aspettava. Il commesso
d’anticamera, Perpetuo, lo vide e l’apostrofò: « Cos’è quella brutta cera? »
- « Oh, niente, niente... » e quasi si precipitò nella Direzione, per non
dover render conto di nulla a Perpetuo. Rodrigo lo squadrò con sguardo
severo: « Credevo foste andato a prenderlo a Ragusa! Ah, ma voi sareste lo
stesso commesso che ho incontrato... il telefonista... strano, ho aspettato
tanto questo piego che mi aspettavo di vederlo già più anziano... »
Abbondio uscì, livido ed atterrito. « E vuoi sostenere che non hai niente? »
lo abbordò subito Perpetuo. « Per amor del Cielo, non fate pettegolezzi, non
fate schiamazzi... Ne va, ne va... del posto! » Perpetuo s’avvide d’aver
toccato un tasto falso e cambiò subito tono: « Volevo solo aiutarti,
sollevarti d’animo » -« Mi ha già sollevato Rodrigo... » replicò Abbondio
sottovoce e, pronunziando quel nome si calò sulla seggiola con un gran
sospiro, paventando di pronunziare altre infelici lamentazioni...
Ringraziamo la Signora Renata Negri Inzaghi e Claudio Inzaghi, moglie e
figlio del collega Virginio, che ci hanno inviato una copia dell'Antologia,
gustosissima raccolta di poesie e di racconti. Indubbiamente Virginio
Inzaghi è stato un grande personaggio che la Banca Commerciale Italiana ed i
suoi dipendenti (in particolare quelli della Filiale di Pavia) hanno avuto
la fortuna di avere vicino. Pubblicheremo altri scritti di Virginio (arricchiti da spassose vignette): vi raccomandiamo di non perdervene uno! |
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Piazza Scala - giugno 2014