Siamo lieti di pubblicare un commento di Carloalberto Sartor all'articolo
"Amarcord tra calesse e.... Suv di oggi" di Arnaldo De porti (ieri su Piazza Scala)

 

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Per chi come me "non ha fatto la guerra" (anche se a volte la vita ti immerge in situazioni molto simili...) leggere il frammento di storia narrato da Arnaldo significa molte cose:
1) immergersi in un passato remoto per molti versi catastrofico e terribile come sicuramente era il periodo di guerra. Ne abbiamo sentite molte versioni da parenti, libri, testimonianze varie. Si tratta di una storia drammaticamente vera, accaduta non millenni fa' ma tutto sommato ancora "dietro l'angolo"...
2) toccare con mano "dove" puo' arrivare la societa' quando le cose non funzionano, "dove" si arriva con la follia umana, "dove" si ritorna pienamente alla spettrale condizione di '"homo omini lupus" (o di "si salvi chi puo'")
3) recepire come la vita abbia la forza di superare QUALUNQUE disastro e qualunque condizione di "poverta' indotta dai disastri collettivi"
4) respirare un po' il clima in cui potremmo a breve precipitare almeno dal punto di vista economico se qualcuno non "ci mette una pezza", come si usa dire...

Questa periodica presenza della guerra, della fame di chi fino al giorno prima mangiava, questa tremenda prevaricazione degli interessi economici o politici sulla vita umana collettiva, dovrebbe essere un monito per tutti.

Penso che ci siano alcune considerazioni (sicuramente folli) da fare.

Dicono che l'economia ha le sue leggi, francamente mi chiedo dove ci sta portando questa "legge perfetta". Ho l'impressione che dell'economia e del capitalismo in generale ci venga presentata solo la bella facciata, salvo poi tirar fuori sottobanco tutte le storture e gli orrori di cui l'economia, questa economia, e' di fatto capace.

L'economia infatti non sembra voler bene alle persone, all'umanita'. Sembra essere un gigantesco forziere che pensa solo a riempirsi sempre piu', pescando "dove riesce a farlo". Una specie di Godzilla tiranneggiante che in nome delle sue leggi lascia la gente senza cibo, senza risorse, senza salute, senta un futuro.

E' sicuramente antieconomico il welfare, ed e' pure antieconomica la scuola, le arti e tutto cio' che banalmente "non produce". L'economia, purtroppo, vede di buon grado il lancio dalla rupe tarpea di chiunque non sia in grado di produrre del reddito e di arrangiarsi al 100%.

Da oggi (e' un esempio striminzito e anche banale ma purtroppo reale) ci saranno moltissime persone che, senza un euro in tasca, non riusciranno ad andare nemmeno al pronto soccorso. Che faranno costoro? Se ne staranno a casa (sotto i ponti, probabilmente) ad attendere che l'eventuale male consegni la sua mazzata finale.

Gli economisti fanno tutti i conti giusti con le loro calcolatrici, pero', a mio avviso, sono pesantemente fuori tema: il mondo non e' un'azienda e la vita non e' un impiego.

E anche facendo appello alle loro leggi, gli economisti stanno dimenticando una cosa: se la gente non ha soldi, non compra, il mercato cessa di essere produttivo e, lo dice l'economia, chiudera' di schianto, prima o poi.

Sono, ripeto, considerazioni folli ed insensate. Ma mi sono venute cosi'.

 

Carloalberto Sartor
DIGITALEXPERT - Consulenze Informatiche

 

Piazza Scala - 21 luglio 2011
 

 

 

 

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Piazza Scala - Luglio 2011