“Per stare con gli adulti, fammi saggio e paziente.

Ma non forte. Se no, li prendo a calci in … “

 

 

 

Un mio amico, Luciano Comida di Trieste, intelligente e bravo scrittore-narratore che, ha una particolare esperienza nel campo dei libri per i giovani, tempo fa mi ha fatto pervenire una preghiera, che prendo a mutuo per il titolo del presente pezzo.  

Ebbene, facendo delle riflessioni su questa preghiera il cui titolo è molto chiaro per capirne le istanze, mi ha fatto più volte pensare che, se i nostri politici, i nostri dirigenti di ogni ordine e grado, ma anche tutti noi uomini della strada, ponessimo mente al fatto a questo tipo di preghiera, molto verosimilmente, dovremmo vergognarci sul nostro operato quotidiano. Fatte salve ovviamente le solite eccezioni. Non solo, ma dovremmo anche prendere atto che un’osservazione fatta dai bambini, sarebbe più che sufficiente per un giudizio di merito a tutti noi grandi.

Sappiamo tutti, come scriveva J.J.  Rousseau che l’uomo nasce buono e che sono poi le convenzioni sociali che lo fanno diventare meno buono, per non dire un profittatore, un mascalzone, un ladro, un corruttore, per finire anche nel campo più esecrando dell’omicidio  ecc.ecc.

Insomma, si sta perpetuando il principio della foresta : mors tua vita mea. 

Partendo pertanto dal postulato che un minuto dopo all’attuale non c’è mai stato e quindi tanto meno c’è stato il futuro,  tanto per dirla in chiave estensiva, c’è motivo per ipotizzare che detto futuro non sia affatto partito con la gamba giusta.  Stante il fatto poi che questa constatazione non fa certo riferimento ad un secolo fa, ma semplicemente a pochi anni fa, c’è da ipotizzare che questo nostro mondo continuerà ad incrinarsi ulteriormente, fino ad una sorta di pazzia collettiva. Esattamente come scrivevo diversi anni fa.

Scritti da “memento homo”  di cui riporto alcuni stralci in appresso : 

 

 ” e se all’improvviso, a causa di questo spasmodico progresso  a volte dalle previsioni imponderabili, l’aria diventasse irrespirabile per l’inquinamento, le strade diventassero sature per la troppa circolazione, l’acqua più non bastasse, i pozzi di petrolio dovessero seccarsi,  l’energia elettrica venisse a mancare, la terra non desse più i suoi frutti come una volta, ed infine, l’uomo incominciasse a dare i…numeri, avvisaglie tutte di cui non si può negare la loro ormai oggettiva presenza….”   

 

ed ancora,  scrivevo …  

 

” …  stiamo attenti perché, presto o tardi, qualcosa potrebbe irrimediabilmente incepparsi, e senza alcun preavviso.  Il discorso informatico che nel 2000 (dicevo allora nel 1998) potrebbe costituire uno dei tanti banali (si fa per dire) inceppamenti dalle conseguenze imprevedibili….potrebbe riservarci delle amare sorprese….”   

 

ed ancora …

 

 ”….possiamo ancora credere che la stessa terra che ci ospita sia ancora sana dopo tutti i trattamenti velenosi a cui viene continuamente assoggettata, determinando guai seri all’ecosistema….?”

Il blackout di New York non ha bisogno di commenti salvo quello di imporci una opportuna meditazione su cosa potrebbe succedere un domani nel caso di altri eventi simili anche da noi.

 

Chi ha un orto, un frutteto, vede ormai da anni il raccolto modificato se non  irrimediabilmente perduto. E non  per la sola siccità. Ma perché, a seguito della siccità, c’è stata una modificazione dell’ecosistema che ha spinto vespe, mosche, calabroni a cercare l’acqua nella polpa della frutta (pere, mele, susine, pesche) col risultato che, una volta bucata dalla puntura di questi insetti non idratati, arrabbiati e quindi velenosi,  i frutti sono caduti tutti per terra per poi diventare marci.  Raccolto: zero. 

Non è forse anche questa un’altra avvisaglia,  seppur di natura diversa rispetto alla precedente di ordine tecnico, peraltro non ancora del tutto chiara, successa a New York  ?

Stiamo attenti perché di questo passo, si corre il rischio di marciare dritti dritti verso una specie di “peste di Atene”, patologia che contagia la terra in ogni suo millimetro: una specie di tifo dei campi, ove non si corra subito ai ripari. 

Non vorrei che la profezia del filosofo Rudolf Steiner secondo la quale, l’assuefazione costante e progressiva  a questo andazzo di vita, più volto al profitto che al rispetto di madre-natura, ci portasse a sconfiggere il cancro magari in funzione di campagne pubblicitarie assordanti e  non sempre profondamente oneste del tipo  “raccogli-fondi”,  ma a pagare lo scotto di questa eventuale, per quanto improbabile sconfitta di  questa patologia, ad una malattia ancor più grave: la pazzia collettiva. 

Qualche volta, diamo ascolto anche al povero contadino, prima che a certi…luminari della scienza ! 

Qualche lustro fa, ma anche di recente, richiamandomi ad una frase del filosofo Rudolf Steiner secondo il quale   l’uomo  moderno avrebbe sì sconfitto a breve  il cancro (cosa di cui personalmente però ne dubito in quanto l’ eziologia del tumore è continuamente mutabile a seconda dei tempi, dei luoghi, delle abitudini, specie al giorno d’oggi a seguito della globalizzazione, checché ne dica la scienza medica) ma che l’umanità non sarebbe stata in grado di esimersi dalla pazzia collettivafacevo delle considerazioni proprio a questo riguardo. 

Parlavo del tifo della terra, alias della peste di Atene,  evento che potrebbe fra non molto manifestarsi per  non consentire più   al terreno di produrre frutti dopo la semina, in quanto la terra,  attualmente, si regge sull’equilibrio dei veleni ove, per debellarne uno,  se ne crea un altro e così via (già da molto, i frutteti non rendono più, chiedetelo al contadino !);  parlavo, con grande anticipo,  della mucca pazza tanto da considerarmi, senza volerlo, quasi un portatore del malaugurio; parlavo anche dei polli ai quali si sottrae, a scopi commerciali, una crescita fisiologica secondo le esigenze di madre natura ecc.ecc.  Il tutto con i risultati che abbiamo e stiamo anche ora esperimentando sulla nostra pelle, senza che i cosiddetti “luminari” avessero o abbiano a dire qualcosa in proposito, protetti come sono dalle loro nicchie ricchissime e dorate…lungi dalle variegate realtà rispetto al bravo contadino. 

Prescindendo comunque da questo grave stato di cose tanto da ipotizzare che l’uomo pare ormai al punto di non ritorno se non  decide di far marcia indietro, cosa questa assai improbabile, ora esiste un pericolo mondiale, diverso fin che si vuole dai precedenti, ma che ha senz’altro come  denominatore comune la sopravvivenza dell’uomo: oggi l’aviaria ma anche l’AIDS hanno la valenza di un semplice raffreddore rispetto a ciò che sta avvenendo nel mondo intero, senza che ce ne accorgiamo ! Se qualcuno non l’ha ancora capito, è latente un’ennesima guerra mondiale e ben diversa da tutte le altre !    

Domanda finale :  “E’ proprio azzardato parlare di una ormai latente pazzia collettiva ? Visto come si stanno presentando gli eventi ? ” 

Credo, a conclusione di questo pezzo, che ogni tanto sarebbe opportuno riflettere su queste cose perché, un po’ per volta,  resi ipovedenti dall’assuefazione per il loro subdolo evolversi, potremmo (più potremo che potremmo) improvvisamente  fermarci e chiederci :  “ E adesso…? ” 

 

Arnaldo De Porti - settembre 2010