14 e 15 maggio 2011

IN RICORDO DI DINO BUZZATI A VILLA SAN PELLEGRINO DI VISOME-BELLUNO E VISITA AL MUSEO NAZIONALE DELLA BICICLETTA FONDATO E DIRETTO DA SERGIO SANVIDO DI CESIOMAGGIORE-BELLUNO

 

 

     Il grande scrittore e giornalista commemorato da Arnaldo De Porti    

 

 

A Belluno, precisamente nelle località di Visome e di  Cesiomaggiore, in due momenti distinti,  si è riconfermato il connubio fra cultura intesa nella sua vera accezione e lo sport del ciclismo. Fin qui, il discorso suonerebbe come un evento normale, ma invece non è stato proprio così in quanto il protagonista di questo connubio è stato nientemeno che Dino Buzzati, poeta, scrittore, giornalista, scalatore, ma anche ciclista. Il tutto è avvenuto nella sua villa “San Pellegrino”  di Visome, ad un paio di chilometri da Belluno, ed a Cesiomaggiore, qualche chilometro più in là verso Feltre, proprio nel Museo del Ciclismo, fondato e retto con tanta passione da Sergio Sanvido.  Le numerose foto che seguono, si esprimono da sole e non hanno bisogno di ulteriori commenti, se non quelli strettamente indispensabili per inquadrare l’incontro, a cui hanno partecipato uomini di cultura, giornalisti, appassionati ed amici di Dino Buzzati, deceduto nel 1972.

 

A fare gli onori di casa c’erano le nipoti  di Dino Buzzati, Antonella e Valentina Morassuti, direttore quest’ultima del “Granaio”,  le quali hanno voluto ricordare l’illustre familiare leggendo alcuni suoi brani riguardanti la montagna che Dino amava profondamente, in aggiunta ad altri racconti legati al ciclismo ai tempi di Bartali e Coppi,  che Dino Buzzati, nel 1949,  seguiva anche come cronista sportivo del Corriere della Sera. 

Un giornalista particolare, Dino Buzzati,  che, come dice una recensione della rivista appena nata,  “Il Granaio” a ricordo dell’illustre personaggio bellunese, si propone e si caratterizza  come   un “ unico contenitore di alimenti, un granaio appunto, dove la contaminazione e la trasversalità fra arte, scienza ed architettura e sport,  dovrebbero contemperarsi in  un tutt’uno ”.  Buzzati viene descritto come un personaggio che per originalità narrativa, fantasia e genialità,  era indiscutibilmente fuori da ogni stereotipo. 

 

Antonella Morassuti ,  di cui a foto recenti e di repertorio in veste di artista dell’improvvisazione, al di là delle sue ineccepibili e conosciute doti interpretative, ci ha letto alcuni interventi sportivi raccontati dallo zio  dando un tono così partecipato ed appassionato  alla loro lettura da farli recepire oggi una sorta di precisa esplorazione psicologica nel pensiero degli atleti di quel momento,   con  riferimento in particolare alla rivalità, seria ed onesta,  fra Bartali e Coppi.  Infatti,  spingere sui pedali, l’alzarsi dalla sella, il respiro dosato, il rifornimento deciso nel momento più adatto, il girarsi indietro per scrutare gli avversari, ogni movimento insomma, veniva analizzato da Dino Buzzati in una  chiave di lettura che, in contestualità alla valenza fisica dell’atleta, esprimeva anche lo stesso stato psico-fisico di quel particolare  momento: una vera e propria anamnesi sanitaria della psiche e del corpo,  quasi un sostituirsi a loro. 

Non potrò pertanto dimenticare come Antonella ha dato lettura, fra gli altri,   anche del  commovente  “basta”  di Gino Bartali dopo  l’ultima competizione  impegnativa con Fausto Coppi

 

Scrivere di Buzzati è superfluo, per cui mi sono limitato ad una semplice registrazione dei momenti trascorsi sabato e domenica nella Villa San Pellegrino di Visome ove, Dino Buzzati, spesso si ritirava nei pressi del “Granaio” appena descritto, ammirando lo “Schiara”, una montagna che, secondo lui, veniva poco considerata pur essendo alla pari delle Dolomiti.  

 

Eppure, anche lo “Schiara” è a tutti gli effetti una Dolomite, ma  purtroppo la gente, frettolosa ed attratta da altro, bypassa  in fretta Belluno per raggiungere Cortina, come se le Dolomiti di Belluno non avessero nulla da dire. Questo era un tormento, un grosso dispiacere per Dino.

Il “tirare dritto per Cortina senza fermarsi a Belluno”,  Dino Buzzati, non lo tollerava proprio, come egli  ha anche scritto, in maniera piuttosto piccata,  in un suo suggestivo ed appassionante brano sullo “Schiara”,  la montagna che sta di fronte a Villa Buzzati.

 

Penso, ed io a titolo personale, me ne farò carico in qualche modo, che sia davvero necessario depositare grano e raccoglierlo da questo “Granaio”, allo scopo di riscaldare gli inverni dello spirito: la rivista nata oggi con lo stesso nome, “il Granaio”,   porta come primo numero lo Zero.  Numero iniziale che, in aggiunta a diverse altre motivazioni già espresse nella medesima,  “ non ha di certo il significato letterale e aritmetico della nostra numerazione araba, con la quale tutti i giorni contiamo i passi, i panini, le ore ed il denaro. No, qui lo zero non sta a zero come in un’equazione il 2 sta a 4, qui lo zero è solo partenza, l’inizio di un percorso, di un viaggio, di un cammino, di una base per sommare persone ed idee che fanno cerchio attorno ad un  punto.  Questo zero sta, come una piccola  ruota, sotto ad  un progetto per aiutarlo a muoversi, partire, decollare verso altri numeri ed altri alfabeti “ – come si legge nella prima pagina del “Granaio”..                          

 

”….costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito, che da molti   indizi, mio malgrado, vedo venire….”    (Marguerte Yourcenar – memorie di Adriano).

 

 

                                                                                                                                   Arnaldo De Porti
 dearstern@hotmail.com

 

 

 

Cliccate sulle miniature sottostanti per ingrandirle
 

Foto in Villa San Pellegrino di Dino Buzzati

 

 

 

Foto nel Museo Nazionale di Ciclismo di Sergio Sanvido

 

 

 

Foto di repertorio di Antonella Giacomini durante alcune delle sue performances 
nell’ Arte dell’improvvisazione

 

   

 

 

 

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