Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.

Articolo pubblicato su “il Quotidiano del Sud” di domenica 19 luglio 2015

 

Evasione fiscale: un fenomeno diffuso
 

L’evasione fiscale è un comportamento illecito che si manifesta quando il contribuente, tenuto al versamento dell’imposta, si sottrae in tutto o in parte all’obbligo tributario con comportamenti dolosi quali l’occultamento del reddito, la fuga di capitali all’estero, la simulazione di passività fittizie, l’omessa dichiarazione ecc. L’evasione è pertanto un’infrazione volontaria della legge e punita con sanzioni diverse a seconda della su gravità. In generale, dà luogo a gravi distorsioni nel sistema economico poiché altera la distribuzione del carico tributario tra i contribuenti. I cittadini onesti devono infatti sopportare un più elevato carico tributario, considerato che il fabbisogno finanziario deve essere fronteggiato e, di conseguenza, devono pagare anche per i frodatori fiscali. In Italia il fenomeno dell’evasione assume dimensioni ampie se ci si confronta con gli altri Paesi dell’Unione europea. Se poi, ci si interroga sull’identità di chi evade, la risposta ricade su tutti coloro che non hanno un sostituto d’imposta. Da più parti si sostiene che gli evasori si annidino fra i lavoratori autonomi, mentre il fenomeno non interesserebbe lavoratori dipendenti e pensionati poiché assoggettati all’obbligo della trattenuta effettuata dal proprio sostituto d’imposta. A questa visione, spesso definita semplicistica, si è obiettato che con le pratiche del lavoro nero e degli affitti non dichiarati al Fisco, anche i lavoratori dipendenti e pensionati sono responsabili di una quota non trascurabile di evasione fiscale. E che dire poi della sempre più frequente istigazione ad evadere, espressa attraverso la seguente sollecitazione: “Se vuole la fattura il prezzo va pagato per intero, senza possiamo venirvi incontro con uno sconto!” E’ evidente che il semplice contribuente quando deve pagare l’Iva se può la evita, sapendo già a priori che non la può “scaricare” dalla dichiarazione dei redditi. Un comportamento scorretto che alimenta sempre di più il diffusissimo fenomeno dell’infedeltà tributaria. Uno dei doveri di solidarietà, a cui ci richiama la Costituzione, è il concorso alle spese pubbliche in base alla propria capacità contributiva cioè il peso di sostenere il pagamento dei tributi. L’imposta però deve essere sopportabile, nel senso che non deve scoraggiare la produzione del reddito, considerato che è normale tentare di ridurre l’incidenza di una tassazione eccessiva. Oggi è molto elevata, al limite della sopportazione, favorisce l’evasione e il rapporto tra cittadino e Fisco è ancora di reciproca sfiducia. Ed allora che fare? Le uniche misure efficaci per combattere l’infedeltà tributaria, come da più parti considerate, sono quelle volte a garantire norme che non si prestino ad ambiguità e che non siano palesemente ingiuste o sperequate, supportate da un’Amministrazione finanziaria tempestiva ed efficace nei controlli al fine di prevenire e reprimere gli eventuali illeciti. Una situazione che non può essere gestita con piccoli accorgimenti e aggiustamenti, ma che invece richiede una energica e vigorosa lotta contro il sempre più diffuso fenomeno dell’evasione fiscale.

 

 

 

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