L'impopolarità del Fisco

Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.
 

Nei Paesi con un buon livello di servizi pubblici quali Svezia, Norvegia e Finlandia la pressione fiscale, cioè quanta parte del reddito viene incamerato dal Fisco per essere poi restituito sotto forma di servizi pubblici, è alta ma accettata da tutti i cittadini. In altri Paesi, quali l’Italia, in cui i servizi pubblici sono di qualità inferiore la pressione fiscale, anche se meno elevata, scatena proteste. L’aumento della pressione fiscale corrisponde chiaramente ad una presenza pubblica sempre più intensa, sia nella sfera della produzione con maggiori consumi ed investimenti pubblici sia nella sfera della distribuzione con maggiori trasferimenti. Il Fisco, impopolare in tutto il mondo, lo è maggiormente in Italia. In nessun altro Paese c’è un eccesso di scadenze e adempimenti come da noi! Senza poi contare che dobbiamo confrontarci con un Fisco, invadente e tiranno, caratterizzato da continui cambiamenti che sicuramente non aiutano i contribuenti ad orientarsi nei meandri della giungla fiscale portandoli, così, ad estraniarsi completamente dalle problematiche tributarie. Non solo, la stagione della dichiarazione dei redditi è sicuramente la più lunga al mondo, caratterizzata ogni anno da molteplici novità. Ma quanti giorni di lavoro occorrono, in un anno, per pagare imposte e contributi? Da quando, cioè, si comincia a lavorare senza destinare parte del reddito all’erario ed impiegarlo quindi al consumo di beni e servizi? In altri termini, quando inizia per il contribuente il giorno della libertà fiscale, cosiddetto Tax freedom day, in cui finalmente si smette di lavorare per lo Stato e si incomincia a guadagnare per sé? Non è un giorno di festa, né un anniversario, né una ricorrenza storica ma consiste in un calcolo teorico che indica i giorni di lavoro necessari per pagare le imposte. La pressione fiscale in Italia nel 2015 è pari al 47,3% ciò significa, che per quasi la metà dell’anno, si lavorerà esclusivamente per il Fisco! Ma qual è precisamente il momento fatidico in cui ci libereremo dall’oppressione fiscale? Non è difficile calcolarlo. Nell’anno ci sono 365 giorni e il 47,3% di 365 è 172. Il contribuente tipo, un impiegato con moglie e figlio a carico e con uno stipendio medio lavorerà fino al 21 giugno solo ed esclusivamente per pagare imposte e contributi. Una maratona che durerà ben 172 giorni! Facendo una comparazione con gli altri Paesi il Tax freedom day cambia: i cinesi lavoreranno per lo Stato fino al 12 aprile, i giapponesi fino al 18 aprile, gli statunitensi fino al 30 aprile, i tedeschi fino al 25 maggio, gli inglesi fino al 31 maggio, solo i francesi ci terranno compagnia in giugno ma fino al giorno 3. Cifre che sicuramente fanno arrabbiare i vari contribuenti nel mondo, ma che a noi fanno soltanto sorridere, considerato che libereremo dalla schiavitù fiscale solo dopo il solstizio d’estate, il 22 giugno!<<<<<

 

 

 

Articolo pubblicato su “il Quotidiano del Sud” di domenica 29 marzo 2015


 

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