La differenza tra imposte e tasse

Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.
 

Imposte e tasse sono terminologie che nel linguaggio di tutti i giorni vengono spesso usate come sinonimi ma, nel rigido lessico fiscale, assumono significati ben diversi. Sui giornali troviamo quasi sempre la parola tassa. “Il Governo promette di ridurre le tasse”, “I commercianti protestano contro le tasse” quando invece sarebbe corretto usare il termine imposta. Se ci prestate particolare attenzione, la maggior parte delle imposte iniziano con la I: Imu, Irpef, Irap, Iva eccetera. Pertanto, quando vi recate dal vostro commercialista, non pagate le tasse bensì le imposte. L’uso errato della parola tassa, per indicare le imposte, deriva probabilmente dal fatto che questa è più facilmente comprensibile e poi perché in inglese, lingua base dell’economia, si usa solo tax per cui ad esempio income tax significa imposta sul reddito. Anche il termine tassazione, in riferimento alle imposte è errato, poiché si dovrebbe dire imposizione. L’imposta è un prelievo coattivo, cioè obbligatorio, di ricchezza effettuato dallo Stato o da un ente pubblico, ad esempio la regione, nelle economie dei privati aventi la cosiddetta capacità contributiva cioè la possibilità economica di sostenere il peso dei tributi, costituita da un reddito e/o da un patrimonio e di contribuire, in misura diversa a seconda della disponibilità di ciascuno, alla copertura dei servizi pubblici generali. Servizi, cioè, apprestati a favore di coloro che vivono nello Stato: ordine pubblico, scuola, sanità eccetera. La principale distinzione alla quale è interessata l’imposta, è quella tra imposte dirette e imposte indirette. Le prime colpiscono sia il reddito in quanto prodotto dal contribuente quale l’Irpef che colpisce stipendi, pensioni, parcelle di professionisti, fatture di artigiani e commercianti eccetera, sia il patrimonio come l’Imu. Chi, ad esempio, è proprietario di un appartamento e quindi è titolare di un bene che produce un reddito è soggetto all’Irpef cioè all’imposta sul reddito delle persone fisiche salvo che l’unità immobiliare non venga configurata come abitazione principale. Le imposte indirette, altresì, colpiscono redditi e patrimoni nel momento in cui vengono consumati e trasferiti. Ad esempio l’Iva che si paga quando si acquista un bene o si usufruisce di un servizio. La tassa invece si paga quando si beneficia ad uso personale di un servizio pubblico. Se il cittadino non richiede alcunché, la tassa non è dovuta. Le tasse scolastiche o universitarie occorre pertanto pagarle solo se ci si iscrive ad una scuola o ad un ateneo. Altri tipici esempi sono le tasse per la raccolta dei rifiuti, sull’occupazione di spazi pubblici o sulle concessioni governative. Non corrispondono al costo effettivo del servizio richiesto, ma contribuiscono a diminuire la spesa a carico della collettività. Non devono essere confuse con le tariffe quali i biglietti ferroviari, la luce elettrica, il telefono per le quali all’utente viene richiesto il costo effettivo del servizio.<<<<<

 

Articolo pubblicato su “il Quotidiano del Sud” di domenica  15 marzo 2015


 

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