La cedolare secca riduce le imposte

Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.
 

Se avete deciso di concedere in locazione un vostro appartamento, è opportuno rivolgere un pensiero sul nuovo istituto tributario della cedolare secca che prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva al 10% dal 2014 al 2017 e poi al 15% dal 2018, o al 21% per il solo canone libero. Vi è dunque l’opportunità, da non sottovalutare, di non far confluire il reddito derivante dalla locazione all’interno del proprio reddito complessivo, con il rischio quindi di sottoporlo ad una tassazione più elevata considerato che l’Irpef è una imposta progressiva a scaglioni di reddito e che maggiore sarà il reddito dichiarato al Fisco più elevate saranno le imposte da pagare ma, invece, di applicare al canone percepito dalla locazione un’imposta sostitutiva con una aliquota fissa del 10% o del 21%. Non si versano inoltre le addizionali Irpef regionali e comunali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo quest’ultime comprensive anche di risoluzione e proroghe del contratto di locazione. La cedolare secca diventa perciò particolarmente allettante, portando così non pochi risparmi su tutti i proprietari. Il nuovo istituto tributario interessa solo l’immobile concesso in locazione ad uso abitativo e quindi compreso nelle categorie catastali da A/1 ad A/11 oltre all’eventuali pertinenze locate insieme all’appartamento, ma con la sola esclusione degli uffici (categoria A/10) negozi, magazzini e tutti gli altri immobili non abitativi. Il locatore che opta per la cedolare secca deve darne preventiva comunicazione al conduttore con lettera raccomandata indicando la rinuncia agli aumenti del canone previsti dal contratto, inclusi quelli Istat. Il mancato invio rende inefficace l’opzione. La raccomandata non è necessaria per il nuovo contratto di locazione, se l’opzione per la cedolare e la rinuncia agli aggiornamenti del canone sono già indicati nel contratto. Al di là dei vantaggi, in particolare per chi ha altri redditi oltre a quelli di locazione, l’opzione va sempre ponderata con molta attenzione perché non sempre si tratta di un’opportunità favorevole considerato che, in primo luogo, si rinuncia per tutta la durata del contratto agli aumenti del canone. Quindi, per scoprirne la convenienza occorre calcolare quanto si paga di Irpef e quanto si può risparmiare sfruttando gli “sconti” del Fisco. Chi, infatti, fruisce di detrazioni riguardanti le ristrutturazioni edilizie, il risparmio energetico o di considerevoli oneri deducibili, deve verificare se, escludendo dal proprio reddito complessivo l’affitto soggetto alla cedolare secca, non perda in tutto o in parte il diritto a fruire di tali sconti. Chi, invece, non ha altri redditi oltre alla locazione, può non avere convenienza ad effettuare l’opzione in tutti quei i casi in cui ha spese da detrarre tali da azzerare le imposte sul canone. Ed allora, per evitare errori, da pagare poi a caro prezzo, rivolgetevi al vostro commercialista che vi consiglierà la soluzione migliore per versare meno imposte.<<<<<

 

Articolo pubblicato su “il Quotidiano del Sud” di domenica  01 marzo 2015


 

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