Cosenza, veduta del Centro Storico

 

 

ANCHE IL FISCO HA IL SUO PARADISO
 

Che cos’è un paradiso fiscale? E’ il luogo dove dottori commercialisti, esperti contabili e tributaristi un giorno andranno a riposare? O la ricompensa che spetta a chi ha eseguito verifiche ed ispezioni nei confronti di contribuenti “distratti e smemorati”? O, ancora, una parte di Eden dove San Matteo, protettore degli appartenenti al prestigioso Corpo della Guardia di Finanza, aspetta a braccia aperte il suo esercito di controllori che con impegno e professionalità si è adoperato per stanare gli evasori fiscali? Niente di tutto questo! Quando si parla di paradisi fiscali dobbiamo, invece, pensare a luoghi esotici quali le Seychelles, Barbados, Maldive, Bahamas, Antille  - per citarne qualcuno - che evocano paesaggi straordinari e vacanze da sogno ma anche territori i cui regimi tributari evidenziano rilevanti benefici! Fiscalmente si ritengono tali i Paesi nei quali il livello di imposizione è inferiore di almeno il 75% rispetto al livello medio applicato in Italia, tenuto conto che la media europea si aggira intorno al 40%. Vi è l’obbligo di comunicare telematicamente all’Agenzia delle Entrate ogni operazione effettuata verso operatori economici residenti o aventi sede nei Paesi a regime fiscale privilegiato, individuati dai decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 4 maggio 1999 e del 21 novembre 2001, entro l’ultimo giorno del mese successivo al periodo di riferimento. Da diverso tempo il termine paradiso fiscale, entrato nel comune uso quotidiano con la corrispondente terminologia inglese di “tax heaven”, è a volte usato con poca chiarezza e tanta confusione sul reale significato della locuzione e sulle implicazioni fiscali e legislative che riguardano l’espressione stessa. Oggi, infatti, parlando di paradiso fiscale si pensa subito ad una zona franca nella quale non si pagano tasse. In realtà, non è del tutto così! Si tratta, invero, di Paesi nei quali la pressione fiscale è sicuramente poco elevata, con conseguente ridotta imposizione e quindi minore pagamento di imposte. Nondimeno, pensare che l’unico scopo di un paradiso fiscale sia solo quello di sfuggire ai gravosi appuntamenti con il Fisco è estremamente riduttivo. Le ragioni che spingono, ad esempio, all’apertura di un conto corrente bancario o alla costituzione di una società sono diverse e tutte sicuramente legate al concetto di anonimato. C’è per alcuni la “necessità” di mantenere all’estero guadagni realizzati fuori dai confini italiani. C’è poi l’intenzione, da parte di tanti padri di famiglia abbienti, di sottrarre parte dell’asse ereditario per favorire un erede piuttosto che un altro. E che dire dei tanti mariti maliziosi che mettono al riparo cospicui capitali per salvaguardare il futuro con un’amante segreta? Insomma, i fattori stimolanti sono tanti e tutti con motivazioni ed obiettivi diversi! <<<<<

 

Consulenza fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.

Articolo pubblicato su “il Quotidiano della Calabria” del  20/7/2014

 

 

 


 


 

 

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