POESIA DI DICEMBRE - BALLATA DELLE DONNE di Edoardo Sanguineti

 

     pubblicata da BCC dei Comuni Cilentani domenica 28 novembre 2010    

 

Traendo spunto da un articolo di Edda Cucè (Donne per la pace, da noi pubblicato ai primi di dicembre) il collega Vincenzino Barone ci ha scritto:
Se può essere utile, proprio a dicembre ho pubblicato sulla pagina di FB della mia nuova banca "Comuni Cilentani" una bellissima poesia di Edoardo Sanguineti "La ballata delle donne" con un breve mio commento. E' stato il mio omaggio laico di Natale per le nostre compagne, che sono la pietra angolare sulla quale si regge la volta del nostro mondo. Un affettuoso saluto e tanti auguri da Vincenzino (lontano, ma vicino col cuore alle amiche ed agli amici della vecchia Comit).
Un grazie di cuore a Vincenzino, la cui penna riesce sempre a regalarci nuove emozioni!
Piazza Scala - dicembre 2010
 

 

Quando ci penso, che il tempo è passato,

le vecchie madri che ci hanno portato,

poi le ragazze, che furono amore,

e poi le mogli e le figlie e le nuore,

femmina penso, se penso una gioia:

pensarci il maschio, ci penso la noia.

 

Quando ci penso, che il tempo è venuto,

la partigiana che qui ha combattuto,

quella colpita, ferita una volta,

e quella morta, che abbiamo sepolta,

femmina penso, se penso la pace:

pensarci il maschio, pensare non piace.

 

Quando ci penso, che il tempo ritorna,

che arriva il giorno che il giorno raggiorna,

penso che è culla una pancia di donna,

e casa è pancia che tiene una gonna,

e pancia è cassa, che viene al finire,

che arriva il giorno che si va a dormire.

 

Perché la donna non è cielo, è terra

carne di terra che non vuole guerra:

è questa terra, che io fui seminato,

vita ho vissuto che dentro ho piantato,

qui cerco il caldo che il cuore ci sente,

la lunga notte che divento niente.

 

Femmina penso, se penso l'umano

la mia compagna, ti prendo per mano.

 

Edoardo Sanguineti

 

 

 

Genova, 9/12/1930 – Genova, 18/5/2010

Il 18 maggio del 2010 è mancato all'età di 79 anni Edoardo Sanguineti. Poeta, scrittore, saggista, era nato a Genova; professore di letteratura italiana, insegnò anche all’Università di Salerno, dal 1969 in poi, per tre anni circa. Abitò nel bellissimo Palazzo Barone, proteso sul nostro golfo. La sua dimora del Sud fu luogo ospitale, sempre aperto agli amici ed agli studenti che lo adoravano. Profondo innovatore del linguaggio, fu il teorico di punta del Gruppo 63, che rappresentò un momento di rottura nel panorama della cultura italiana dei primi anni sessanta. Il Gruppo fu costituto a Palermo da un nucleo di giovani, fortemente critici nei confronti dell’accademia tradizionale. Ne fecero parte Nanni Balestrini, Alberto Arbasino, Achille Bonito Oliva, Luciano Anceschi, Giorgio Manganelli, Elio Pagliarani ed altri. Sanguineti poteva apparire un aristocratico per il suo atteggiamento elitario, ironico e provocatore, ma fu contemporaneamente un sostenitore della missione “organica” dell’intellettuale, affinché l’atto artistico non divenisse gratuito e si traducesse in atto sociale. Fu perciò molto vicino al 68, come alla successiva rivoluzione femminista. Dal Gruppo erano nate alcune riviste, in particolare “Quindici” e poi “Malebolge” e “Grammatica” che per un decennio diedero metodo nuovo e nuove chiavi di lettura ad una generazione di allievi. Sanguineti fu pure il più autorevole esponente della neoavanguardia poetica. La sua tecnica sperimentale frantumava il parlare quotidiano, a dimostrazione della difficoltà del comunicare nella dilagante era consumistica. Non sempre facilmente comprensibile, fu più vicino alle raffinatezze delle grandi scuole europee, alla psicoanalisi, alla destrutturazione della parola, piuttosto che agli ultimi epigoni del neorealismo del dopoguerra. Curò una discussa antologia della poesia italiana che suscitò molte polemiche per la demolizione di tanti illustri e riveriti maestri. Fu molto attivo anche nella narrativa e nel teatro. Insomma, rappresentò una delle più alte espressioni di quella avanguardia che non ammetteva dilettantismi e calligrafiche rime baciate. Eppure, da un esteta raffinato, tutto cervello e sperimentazione, nacquero poesie come quella che andiamo a presentare a dicembre: più che un ragionamento, un atto di istintiva devozione verso le donne di una modernità incomparabile. Il cui mistero viene accostato con quella delicata sensibilità che solo chi ama intensamente può manifestare. Ironia della sorte: succede che un artista cerebrale ci consegni un canto di sentimenti e di pensieri sommessi, che celebra religiosamente il ruolo e la calda umanità che il femminile porta con sé, quel suo modo d’essere, quel suo dono della natura. Dicembre è Natività Sacra. E la pancia della donna è un luogo riservato ai significati sacri: è culla per il figlio, è casa per la famiglia, è involucro nel quale cresce e si forma la società civile. E la donna è terra, e la donna è pace, perché è memoria del passato e speranza fertile per il presente ed il futuro. Il Poeta esprime la sua gratitudine per il divino regalo. Siamo grati e commossi anche noi con lui: non ci resta che lasciarci prendere la mano dalle nostre compagne, per camminare assieme a loro sul sentiero della vita. Buone feste di pace e di amore a tutti i lettori.
Vincenzino Barone

 

 

 

 

 

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