da "Nuova realtà", notiziario Associazione Bancari Caripuglia
numero 4 - dicembre 2013

 

 

Il potere d’acquisto delle pensioni è o dovrebbe essere salvaguardato dal meccanismo di  

perequazione automatica, in vigore dal lontano 1996 (riforma Amato). Infatti, all’inizio di ogni anno, in linea con la citata normativa, l’importo lordo delle pensioni viene aggiornato in base all’indice provvisorio di svalutazione previsto dall’Istat per l’anno in corso e successivamente conguagliato a fine anno con l’applicazione dell’indice definitivo.

Il meccanismo di perequazione prevede che detto indice venga applicato in percentuale sulle varie fasce d’importo che compongono ogni singola pensione o cumulo di pensioni. I limiti delle fasce, determinati diversamente ogni anno da provvedimenti governativi, sono multipli dell’importo del minimo stabilito dall’Inps.

Va osservato che, oltre alla prevista parzialità di applicazione dell’indice, in alcuni anni sono state volute dal Governo ulteriori restrizioni. Infatti, le pensioni medio-basse, medie e medio-alte hanno subito un blocco parziale nel 1999 e nel 2000 (mancata applicazione alle fasce d’importo oltre un certo limite di pensione) e totale negli anni 1998, 2008, 2012, 2013 (mancata perequazione dell’intera pensione)

Per venire ai giorni nostri , il provvedimento Fornero ha bloccato per il 2012 ed il 2013 le pensioni di importo superiore ad € 1.405 . Ora, il disegno della legge di stabilità 2014 ha elevato il limite di € 1.405 a € 2.973 lordi . Purtroppo, però,  alla data di pubblicazione di questo articolo , registriamo che dichiarazioni di ministri, giornali, telegiornali forniscono notizie contrastanti circa i limiti delle fasce d’importo e delle percentuali d’applicazione, né indicano con precisione le sorti delle pensioni superiori al limite di € 2.973.

Come si nota, il Governo molto frequentemente ha cercato e cerca di risolvere i problemi di bilancio colpendo una delle categorie più indifese, quella dei pensionati .

Sembra quasi, come qualcuno ha già detto, che i pensionati costituiscano una specie di “Bancomat per il Governo”.

Con la reiterazione dei provvedimenti di blocco verranno taglieggiati ancora e ulteriormente quasi tutti i bancari in pensione che certamente non sono “pensionati d’oro”, come qualcuno erroneamente continua a far credere.  Pensioni appena superiori a 3.000 euro lordi (circa 2.000 netti) non possono essere considerate d’oro.

I blocchi finora posti in atto rappresentano una  evidente violazione degli articoli 3, 36, 38 e 53 della Costituzione. Inoltre, contravvengono quanto statuito dai giudici della Consulta nelle sentenze n. 30 del 2004 e n. 316 del 2010 che, pur salvando in via del tutto eccezionale i provvedimenti di blocco della rivalutazione Istat dei vitalizi di quegli anni, avevano di fatto invitato il Parlamento a non replicare provvedimenti del genere, perché non conformi ai principi costituzionali.

Si può dire che siamo in presenza di una paralisi del sistema perequativo.

Tutto quanto finora rilevato ed espresso, appare indispensabile far giungere ai nuovi Organi Governativi la ferma protesta di tutti i pensionati, bancari compresi, contro il pesante e reiterato taglio delle loro entrate perpetrato tramite i blocchi perequativi. Taglio accompagnato da una tassazione altrettanto pesante (IVA, IMU, TRISI, TASI, IRPEF, addizionali comunali e regionali, ecc.) e dal continuo depauperamento del potere d’acquisto della moneta.

E’ da considerare, a sostegno di quanto finora rappresentato, che i blocchi delle rivalutazioni hanno prodotto e producono i loro effetti in modo permanente, non essendo prevista alcuna forma di recupero negli anni “a venire” degli importi “persi” nei periodi di vigenza del blocco.

In conclusione, sarebbe opportuno che tutte le forze rappresentative dei pensionati di livello nazionale e di ogni categoria (Sindacati, Associazioni di categoria, Federazioni...), senza distinzioni ed ostentazioni di censo, si raccordassero per premere sul Governo al fine di (almeno) recuperare le posizioni perdute  in questi anni di crisi.


Andrea Dolce

 

 

 

 

 

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