Il collega Alberto Maccione ci ha inviato
alcuni articoli relativi all'audizione in senato del
governatore Ignazio Visco (in odore di pensione, 65
anni...).
Pur non trovando in essi alcun elemento di novità, quello
che balza subito all'attenzione è la richiesta di maggiori
poteri, caratteristica non solo del "bel paese".
Per il resto viene ribadito che di questi tempi non è
opportuno investire in prestiti obbligazionari bancari, che
- oltre a risentire di quotazioni influenzabili - sono
sempre più spesso "subordinati" (da sempre soggetti
all'eventuale default degli istituti di credito).
Stupisce piuttosto che il governatore si sottragga alla sua
responsabilità nel caso di default di una banca: come
la banca ordinaria deve vigilare sulla bontà del suo attivo, anche
Bankitalia deve effettuare controlli periodici che
impediscano l'assunzione di rischi eccessivi per lo standing
degli istituti di credito; quindi se Bankitalia sbaglia anche il suo
patrimonio dovrebbe essere portato a deconto dello sbilancio
finanziario e il suo governatore dovrebbe dimettersi con
tutto il suo entourage. Suggeriamo a Visco di verificare
come mai ai nostri giorni assistiamo sempre di più alla
mancata apertura giornaliera di sportelli per mancanza di personale
(si sa bene che quando il cemento non è sufficiente o è
scadente il ponte crolla....),
deleghe di pagamento che spariscono ed obbligano la
clientela a faticosi interventi, iban che all'improvviso
scompaiono per poi ritornare dopo qualche tempo, conti
correnti trasferiti d'imperio su altri istituti dello stesso
gruppo, personale e clienti "venduti" insieme allo sportello
di appartenenza; l'elenco
potrebbe continuare ma riteniamo sia già elemento di
riflessione per Visco, tale almeno da indurlo a dare un'occhiata
alla gestione impoverita soprattutto delle banche maggiori
per impedire loro di far decrescere la qualità dei servizi:
questo per
elargire ricchi dividendi? Messina, AD Intesasanpaolo,
afferma "Noi i dividendi li paghiamo in contanti": con due
miliardi quanti posti di lavoro e quante filiali avrebbe
potuto
salvare? Tenuto conto degli ammonimenti di Visco non sarebbe
opportuno mettere fieno in cascina e irrobustire la struttura aziendale?
In questa maniera i clienti non dovrebbero salvare le
banche.
Piazza Scala |
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Parte del discorso di Visco in Senato
"....Le banche dovranno,
inoltre, adottare un approccio nei confronti della clientela
coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle
nuove regole, che non consentono d'ora in poi il salvataggio
di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei
suoi creditori. La clientela, specie quella meno in grado di
selezionare correttamente i rischi, va resa pienamente
consapevole del fatto che potrebbe dover contribuire al
risanamento di una banca anche nel caso in cui investa in
strumenti finanziari diversi dalle azioni, il che fa venir
meno la certezza del mantenimento del valore del capitale
investito fino ad ora radicata nella consapevolezza
dell'investitore....." |
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alcuni
passi stralciati da due articoli comparsi sulla stampa
italiana alcuni giorni fa
Primo articolo, «Salvataggi bancari, pagano i
clienti» (23 aprile 2015)
Il governatore Visco: serve più informazione
sulle nuove regole per i bond, depositanti tutelati.
Firmato il protocollo tra il ministero dell'Economia e le
Fondazioni azioniste di istituti di credito
ROMA II miglioramento delle
condizioni di fondo dell'economia e dei mercati, determinato
dalle misure espansive della Bce. si sta riflettendo
positivamente sulle condizioni applicate alla clientela
dalle banche i cui bilanci «continuano a risentire,
tuttavia, della protratta debolezza dell'attività economica,
che pesa sulla qualità del credito e sulla profittabilità
degli intermediari». A dirlo è il governatore della Banca
d'Italia, Ignazio Visco. che al Senato Interviene sulle
nuove regole previste a partire dal primo gennaio prossimo
per risolvere le eventuali crisi bancarie. Regole che però
vedono l'Italia in ritardo nel loro recepimento, con rischi
per la completa comprensione da parte di tutti i
protagonisti del mercato.
In particolare Visco si è soffermato sulle nome del ball-ln
che in caso di crisi di un istituto di credito chiamano in
causa in primo luogo gli azionisti e i creditori, c quindi
anche i risparmiatori - esclusi i depositanti - che
investono in azioni, in obbligazioni e altri prodotti
bancari. «La clientela, specie quella meno in grado di
selezionare correttamente i rischi, va resa pienamente
consapevole dei fatto che potrebbe dover contribuire al
risanamento di una banca anche nel caso in cui investa in
strumenti finanziari diversi dalle azioni», rileva Visco. Il
quale accenna anche al problema delle sofferenze bancarie
che la Banca d'Italia sta cercando di risolvere assieme al
ministero dell'Economia, muovendosi tra le difficoltà delle
regole europee sugli aiuti di Stato. «Serve intervento
pubblico». magari «conveniente» per lo Stato. «con una
partecipazione del sistema dei privati» dice VIsco, in linea
con quanto rilevato recentemente dal ministro dell'Economia
Pier Carlo Padoan sull'intenzione del governo di muovervi
sull'Intervento pubblico quantomeno per le piccole e medie
banche.
E Padoan ieri ha presentato e firmato con il presidente
dell’Acri Giuseppe Guzzetti il nuovo protocollo sulle
Fondazioni di origine bancarie che ancora - 67 su 88 - hanno
partecipazioni in istituti di crédito. Si tratta del terzo
tassello della regolamentazione di questi enti dopo le leggi
Amato e Ciampi, il «punto di arrivo del percorso di riforma
avviata 25 anni fa» che «risponde al più ampio cambio di
marcia del sistema economico dell'ltalia» ha affermato
Padoan. «Il protocollo darà un ulteriore impulso alla nostra
attività liberando nuove energie per creare una maggiore
coesione sociale» ha osservato Guzzctti mentre
l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo
Messina, ha voluto testimoniare come la sua banca, «campione
nazionale» e quarta banca europea per valore di Borsa, »non
ci sarebbe se non ci fossero state le Fondazioni». |
Secondo articolo, Via Nazionale, l’audizione al
Senato del Governatore (23 aprile 2015)
Visco: ritardo sul potere di rimuovere i
banchieri, recepire la direttiva Ue
"....le lacune più importanti
riguardano i poteri d'intervento e sanzionatori di cui b
Banca d'Italia dispone». Si è nel frattempo creata
un'asimmetria rispetto al potere di rimuovere gli esponenti
dette aziende di ordito (il cosiddetto potere di removal)
«quando la loro permanenza in carica sia di pregiudizio alla
sana e prudente gestione dell'intermediano bancario.
....in particolare sul principio del "bail
in" come strumento per la soluzione delle crisi . Come si sa
i depositanti protetti dal sistema di garanzia dei depositi
sono esclusi dal nuovo regime. Invece gli strumenti di
debito emessi dalle banche vi rientreranno. Per questo il
governatore ieri ha sottolineato che le aziende di credito
dovranno essere particolarmente attente alla trasparenza
nella comunicazione con i risparmiatori: le banche dovranno
adottare nei confronti della clientela un approccio coerente
con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove
regole, che non consentono, d’ora in poi, il salvataggio di
un banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi
creditori.
La clientela bancaria, in particolar modo
quella meno in grado di selezionare correttamente i rischi
va resa pienamente consapevole del fatto che potrebbe dover
contribuire al risanamento di una banca anche nel caso in
cui investa in strumenti finanziari diversi dalle
azioni, il che fa venir meno b certezza del mantenimento del
valore del capitole investito fino ad ora radicata nella
consapevolezza dell'investitore. Visco ha poi spiegalo che
il Fondo di risoluzione unico sarà pienamente operativo
dall'inizio del prossimo anno, avrà bisogno di un backstop.
un paracadute pubblico europeo attivabile in breve tempo per
poter rendere possibile la risoluzione di banche molto
grandi. Per il governatore « le risorse eventualmente
anticipate al Fondo dovranno essere comunque recuperate ex
post a carico degli intermediari.*. Poi, il numero uno di
Palazzo Koch ha affrontato con i senatori un tasto dolente:
il forte ritardo dd nostro Paese nell'adeguarsi alle nuove
norme europee. Così ha ricordato che ad esempio la direttiva
Crd 4....." |
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