A
Ventimiglia, a poche centinaia di metri dal vecchio punto di confine con la
Francia (ma in territorio italiano) e a qualche decina di metri dal litorale
esiste un sito archeologico (tagliato in due dal passaggio della linea
ferroviaria) che è conosciuto in tutto il mondo: i Balzi Rossi così chiamati
dal colore rossastro delle rocce, dove mi sono recato un paio di volte
trovando sempre archeologi stranieri e italiani, vecchi e giovani intenti a
controllare accuratamente la stratigrafia del terreno e a setacciare il
terriccio (oltre a qualche manufatti emergeva una gran quantità di sfridi di
lavorazione, le schegge di pietra staccate dai ciottoli per renderli
taglienti e adatti alla difesa personale o a trattare le pelli degli animali
selvatici uccisi dalla comunità).
Si tratta di una quindicina di caverne (per la maggior parte qualcosa di più
di semplici ripari sotto roccia), alcune non visitabili in quanto oltre la
strada ferrata) che conservano le tracce della presenza dell’uomo (“homo
sapiens”) risalenti all’ultimo periodo del paleolitico (40.000 –
10.000 anni fa). In una di esse (la grotta del Caviglione) Giuseppe Vicino
(Finale Ligure) ha rinvenuto un’incisione che riproduce il profilo di un
cavallo.
Occorre tener conto che anche in epoca glaciale la Liguria era abitata da
piccoli agglomerati di uomini, ancora dediti alla caccia e alla raccolta,
per il suo clima particolarmente “mite” e per la presenza di un vasto
insieme di fenomeni carsici che avevano prodotto migliaia di grotte
utilizzate come ripari dagli attacchi degli animali feroci (erano infatti
presenti elefanti, rinoceronti, ippopotami, tigri dai denti a sciabola,
giganteschi orsi) e dal freddo (sono stati rinvenuti moltissimi “focolari”).
L'uomo trovava riparo dagli elementi e dalla fiere in questi anfratti, che
venivano utilizzati anche per seppellire i morti (caratteristica comune nel
paleolitico superiore, da 40.000 a 10.000 anni fa).
I reperti rinvenuti in quest’area sono conservati nel piccolo museo attiguo
(il primo edificio risale alla fine del XIX secolo ed è stato sostituito
dall’attuale struttura moderna).
Un grande impulso alle ricerche è stato dato dai Grimaldi, Principi della vicina
Monaco, grandi appassionati che si sono spesso impegnati anche in prima persona negli scavi.
Alfredo Izeta (Finaled Ligure)
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Per saperne di più
1) Grotta del Caviglione
Misura 19 metri di lunghezza e 9 di larghezza.
La quota del suolo roccioso è di circa 16 metri sul livello del mare.
Il primo a compiervi scavi fu nel 1858 il Forel, che eliminò circa 5 metri di spessore del deposito. Minori scavi vi furono effettuati in seguito da Moogridge (1862-1871), Chantre (1864) e Costa de Beauregard (1868), senza lasciare una documentazione esauriente della stratigrafia. Rivière eliminò altri 6 metri di deposito, fino a raggiungere il primo focolare musteriano.
Gli scavi dei restanti livelli del Paleolitico Medio furono condotti dall’equipe del principe Alberto I di Monaco, guidata da L. de Villeneuve, che operò con criteri scientifici finalmente adeguati all’Timportanza del giacimento (1895-1902).
Le pareti della grotta recano le testimonianze di due trasgressioni marine: fori di litofagi visibili a quota 30-35 metri sono riferibili ad un innalzamento del livello marino del Quaternario antico (linea di costa stimata circa 30 metri al di sopra dell’attuale); sul fondo della grotta, contro la parete Est, sono ancora visibili in un anfratto a quota 23,5-24 metri tracce della linea di costa del mare dell’interglaciale Mindel-Riss. La caverna non fu invece raggiunta dalla trasgressione dei mare tirreniano, le cui testimonianze si trovano ai Balzi Rossi verso i 12 metri sopra il livello marino attuale.
La parte inferiore del deposito, riferibile al Wùrm antico, comprendeva quattro principali livelli di focolare. Meno chiara a causa degli scavi condotti disordinatamente la stratigrafia della parte superiore del deposito, riferibile al Wùrm recente e contenente industria aurignaziana e gravettiana del Paleolitico Superiore. Da ricordare che Rivière vi rinvenne nel 1872 uno scheletro noto come «uomo di Mentone», attualmente conservato al Museo di Storia Naturale di Parigi. Deposto su un fianco in posizione rannicchiata e coperto d’ocra, recava un corredo composto da utensili e oggetti ornamentali.
Nel 1971 Giuseppe Vicino ha evidenziato per la prima volta la presenza di incisioni del Paleolitico Superiore sulle pareti della grotta: si tratta per la maggior parte di semplici segni lineari, ma una, rappresenta chiaramente il profilo di un equide.
2) L'importanza del sito (traduzione dal "Journal of Anthropological Sciences - Vol. 93 (2015)
La prominente collina della dolomite che emerge dal mare Mediterraneo, al confine tra Italia e Francia, è conosciuta sia come Balzi Rossi, traduzione italiana dal dialetto locale con riferimento al colore rossastro delle rocce, grotte Grimaldi, dopo il vicino villaggio di Grimaldi. A partire dalla seconda metà del 19° secolo, queste grotte furono teatro di uno straordinario sequel di scoperte e di avvenimenti che segnano la storia dell' archeologia paleolitica.
Il contesto di queste
scoperte, le motivazioni e le informazioni rivelano che il materiale è
fornito attraverso un secolo di studi, attraverso le fasi di evoluzione del
pensiero scientifico e gli obiettivi di ricerca paleoantropologica fin dal
suo inizio.
La formazione della maggior parte del deposito archeologico risale al tardo
Pleistocene, in conseguenza della regressione marina che per effetto della
glaciazione di Würm lasciò scoperte ampie zone della costa.
Mentre la maggior parte dei depositi appartenenti al Paleolitico medio e superiore indicano la presenza di arcaiche e anatomicamente moderne forme di Homo sapiens, solo quest'ultimo ha lasciato tracce dell'utilizzo funerario delle grotte: dodici sepolture, di cui due doppie e una tripla, gli associati corredi funerari, quindici figurine, le espressioni di arte parietale, le abbondanti industrie litiche ed ossee, qualificano queste grotte come uno dei più importanti complessi del Paleolitico Superiore Europeo.
3) Per chi conosce bene
l'inglese: Tall guys and fat
ladies: Grimaldi’s Upper Paleolithic burials and figurines
Vincenzo Formicola 1) & Brigitte M. Holt 2)
1)Department of Biology, University of Pisa, via Derna 1, 56126 Pisa, Italy
2) Department of Anthropology, University of Massachusetts, Amherst, MA
01003, USA
Journal of
Anthropological Sciences - Vol. 93 (2015), pp. 1-18
Lo scritto (formato pdf) mi è stato inviato da Giuseppe Vicino,
Conservatore Onorario del Museo Archeologico del Finale e gran conoscitore
di tutti i periodi fatti risalire alla preistoria.
Testo in lingua inglese: cliccate sull'icona sottostante per visualizzarlo
integralmente.
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