La mail di Leonardo Esposito  a Califano Catello, Cortese Pino, Fabrici Fulvio, Mascini Gianfranco, Masia Antonio, Monarca Maria Pia, Virdis Gian Michele (i "resti del Direttivo Anpecomit scaduto da oltre un anno)

In rosso in basso i veri motivi che hanno portato alla convocazione dell'Assemblea
 

 

Egregi Signori,

ho appreso con stupore e sdegno che avete deciso di dare corso, il prossimo 26 marzo a Roma, ad un' Assemblea straordinaria dell'ANPEC che segnarà, con tutta certezza,  la "morte" dell'Associazione stessa,  intesa come "una libera e democratica associazione di persone nata per tenere vivo e valorizzare il patrimonio di memorie, storia e cultura della Banca Commerciale Italiana e porsi da riferimento e unità di indirizzo per la tutela dei diritti e degli interessi dei soci".

 

Scopo di questa Assemblea straordinaria non è altro che mettere in stato di accusa ed eliminare tutta la parte "milanese" del Consiglio Direttivo, rea di avere finora lavorato, con dedizione e competenza, esclusivamente nell'interesse dei soci, adoperandosi - con tutte le proprie forze - affinchè l'Associazione non perdesse mai di vista il suo scopo primario, facendo sentire la propria voce in Consiglio Direttivo ed assumendo posizioni critiche verso proposte ed iniziative insensate.

Forse voi temete che l'operosità "tipicamente lombarda" possa oscurare il vostro operato e quello del Presidente?

No, vi sbagliate. I signori Basilico, Costantino, Marini e Minotti - ai quali aggiungerei i signori Folesani e Vasta (anche loro "milanesi"), costretti recentemente a dare le dimissioni dai loro incarichi - hanno dimostrato, con fatti e comportamenti, di non avere alcuna sete di potere, ma di difendere solo lo spirito originario dell'ANPEC: tutelare i diritti e gli interessi dei soci.

 

Esaminiamo, ora, gli atti di accusa nei confronti dei "reprobi" (chiedo scusa agli interessati per la definizione):

 

1) mancato rispetto di talune deliberazioni assunte dalla maggioranza del Consiglio Direttivo 

 

Non vi accorgete, cari signori, che il Presidente per primo, con il vostro servizievole avallo, non ha rispettato le deliberazioni assunte dal Consiglio?

Infatti, il 16 novembre 2011 il Consiglio Direttivo, riunito a Firenze, aveva - tra l'altro - deliberato all'unanimità di indire entro il 31 dicembre 2011 le elezioni per il rinnovo degli organi sociali,  elezioni che dovevano tenersi in gennaio 2012. Perchè non sono state tenute? Numerosi soci vi avevano invitati a farlo, ma con scuse campate in aria sono state sempre rimandate.

Il Presidente, nel corso del lungo colloquio telefonico che ho avuto con lui ai primi di gennaio, ha avuto l'ardire di giustificare la mancata tenuta delle votazioni con la paura di non avere più la maggioranza dei consigliere fedeli e asserviti al suo volere. Questa, secondo voi è democrazia? Questo vuol dire fare gli interessi dei soci? 

Chi si è opposto ai  vostri comportamenti scorretti è stato "costretto" a dimettersi o, se ha fatto opposizione nell'ambito di un democratico dibattito di consiglio, tacciato come  persona  indegna e, pertanto, condannata, senza processo, alla decadenza dalla qualità di socio (con l'ovvia conseguenza di non potersi più ricandidare nel Consiglio).

 

2) diffusione all'esterno (non autorizzata dal Consiglio Direttivo ANPECOMIT) effettuata da parte dei citati Consiglieri (trattasi dei sigg. Basilico, Costantino, Marini e Minotti), di fatti riguardanti la vita associativa interna, utilizzando dati sensibili relativi agli associati.... (omissis)

 

Non sapevo che l'ANPEC fosse una società segreta, dove i soci non possono comunicare tra di loro; incontrarsi quando lo ritengono opportuno; scambiarsi pareri, notizie sui fatti che riguardano la vita dell'associazione nel loro comune interesse. Non pensavo che per fare questo ci volesse il superiore avallo del Presidente maximo o del suo fedele segretario. Non sapevo che il "verbo" dell'ANPEC fosse solo nelle mani del Presidente, che solo lui può comunicare con i soci dando, secondo le circostanze, la propria versione dei fatti (che non sempre - mi risulta - corrisponde alla verità).

Quando i consiglieri "reprobi" intrattenevano, per iscritto o per telefono, i soci su questioni legali, fiscali, sanitarie, ecc. e fornivano un servizio che dava lustro all'ANPEC andava tutto bene.

Quando queste persone hanno assunto un atteggiamento maggiormente dialettico,  prendendo le distanza su alcune delibere del Consiglio, al di fuori da qualsiasi logica associativa: le stesse persone sono diventate inaffidabili, deve essere tolta loro la libertà di parola, devono essere imbavagliate e, se insistono, fatte tacere per sempre!!!  

 

L'atto di accusa parla di "diffusione all'esterno" di fatti riguardanti la vita associativa interna.  Ma quale è il pubblico "esterno" per una associazione di persone? Non certo i soci, specialmente se sparsi sul territorio, i quali anelano ad avere notizie sulla vita dell'associazione alla quale sono iscritti, di conoscere quello che succede, di sapere cosa ne pensano sui diversi argomenti gli altri soci. Un'associazione, libera e democratica, vive sulla circolazione delle notizie e non solo su quello che l'organo direttivo centrale vuole far conoscere. Non mi risulta che persone estranee all'ANPEC (ossia non soci ) abbiano mai usufruito di notizie riservate sulla vita dell'associazione.

 

Ben più grave è il fatto di utilizzare, in tutto o in parte, l'elenco dei soci per diffondere notizie che esulano completamente dalla vita associativa. Non è eticamente corretto inviare ai soci offerte di beni e servizi a scopo commerciale, segnalare iniziative non riguardanti l'oggetto della associazione.

Non è eticamente corretto, usufruendo degli archivi indirizzi in proprio possesso, inviare ai soci ANPEC di Roma l'invito a partecipare ad un convegno (Roma - 9 marzo 2012 - Campidoglio, sala promoteca) su "immigazione ed emigrazione: due facce di un unico viaggio. Apporti di riflessione della Comunità dei Sardi sul fenomeno migratorio" 

Come direbbe l'On, Di Pietro: che c'azzecca nell'attività dell'ANPEC, se non per dare lustro al Presidente e poter, così, iniziare la sua campagna voti in vista dell' Assemblea Straordinaria.

 

Passiamo ad esamininare un aspetto formale relativo alla convocazione dell' Assemblea straordinaria. 

I testi di diritto, insigni giuristi ed il... buon senso, stabiliscono che il  compimento di atti straordinari possa essere effettuato soltanto da un organismo nel pieno delle sue funzioni e poteri.

Il Consiglio Direttivo dell'ANPEC è scaduto il 31 dicembre 2010. Nel corso dell'Assemblea ordinaria, tenutasi a Trieste il 21 maggio 2011, era stato deciso di concedere al Consiglio una "prorogatio" fino al 31 dicembre 2011, tale decisone fu presa all'unanimità dei soci presenti (64 persone, pari a circa il 2,60% degli iscritti all'ANPEC). Scopo della proroga (come dice Masia nell'articolo di NOI COMIT, luglio 2011 n. 14, pag. 3) fu quello di "cercare, nel frattempo con rinnovato impegno di coinvolgere altri colleghi a candidarsi ". 

Tale obbiettivo era stato raggiunto alla fine dello scorso anno ed il notiziario NOI COMIT (gennaio 2012 n. 16) pubblicava a pagina 9 l'elenco delle candidature ricevute: ben 24 persone  si erano dichiarate disponibili a ricoprire la carica di Consigliere dell'ANPEC; c'erano allora tutti i presupposti per andare all'elezioni nei termini previsti dal Consiglio Direttivo del 16 novembre scorso. Invece no. il Presidente, con il sostegno di fedeli consiglieri, iniziava manovre dilatorie, accampava scuse puerili, la paura di non avere più la maggioranza in Consiglio lo spaventa e, allora, si arrocca su posizioni insostenibili, ultima la convocazione di un' inutile e farsesca Assemblea Straodinaria, atto, non solo effettuato da un Consiglio Direttivo scaduto da oltre 14 mesi, ma in dispregio di quanto lo stesso Consiglio aveva deliberato non più di quattro mesi prima.

 

Egregi signori, alla luce dei fatti, siete ancora in tempo per annullare l'Assemblea del 26 marzo ed evitare, così, di compiere un atto ingiusto e deleterio per la vita futura dell'ANPEC.

Soltanto un nuovo Consiglio Direttivo, convocato immediatamente, liberamente e democraticamente eletto potrà ridare slancio alla vita dell'Associazione. Saranno i soci, nella loro interezza, a decretare chi è degno di rappresentarli e chi, invece, deve essere messo da parte. Questo non può essere delegato ad una Assemblea Straordinaria nella quale soltanto un ristretto numero di persone, certamente non rappresentative dell'universo dei soci, si arrogherà la decisione di cancellare l'attività finora svolta, al servizio di tutti, da parte dei Consiglieri Basilico, Costantino, Marini e Minotti.

 

Se questo non avviene ai soci non rimarrà che valutare la convenienza di rimanere all'interno di un'Associazione "segreta", dove manca la libertà di pensiero, uno spirito democratico e quell'unità d'intenti e di solidale amicizia che sono la forza di qualsiasi associazione di persone.

 

Poichè, nel rispetto della nostra Carta Costituzionale, ritengo di vivere in un Paese libero e democratico, queste mie riflessioni le ho inviate ad alcuni soci ANPEC e ad altri colleghi unito dal sempre vivo spirito Comit, invitando chi condivide quanto da me scritto a divulgarle a loro volta per fare in modo che questa situazione assurda venga portata a conoscenza di un sempre maggiore numero di persone.

 

Cordiali saluti

Leonardo Esposito  - marzo 2012

 


 

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