Roberto Sardi (Alessandria) ci ha fatto pervenire il testo di un intervento sullo spinoso problema degli esodati che intendeva presentare all'Assemblea degli azionisti Intesasanpaolo del 22 aprile 2013 ma non realizzato in quanto l'argomento non era contemplato dall'ordine del giorno: vogliamo comunque presentarvelo in quanto lo consideriamo particolarmente significativo, rimarcando che, a distanza di oltre un anno, i problemi enunciati dal collega hanno trovato soluzione, anzi altri se ne sono aggiunti per questa categoria sulla partecipazione al Fondo Sanitario Integrativo.
Piazza Scala
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Gentilissime signore e signori, ho deciso di intervenire in questa
assemblea come piccolo azionista, ma anche e soprattutto come ex dipendente
di Intesa Sanpaolo, esodato! Si, esodato, quella parola che si è spesso
usata in questi mesi, ma soprattutto una condizione sociale infelice.
Dò voce a quelli che come me vivono quest’incertezza, molti salvaguardati
dalla legge Monti-Fornero, come nel mio caso, ma senz’altro non
salvaguardati dalle leggi Tremonti-Sacconi, che hanno previsto l’accesso
alla pensione con ritardo di 12 mesi (cd. “finestra mobile”), più i mesi di
aspettativa di vita. Non sappiamo ancora se dovremo vivere per più di un
anno senza assegno di solidarietà e pensione, se dobbiamo attendere un nuovo
provvedimento legislativo dal prossimo governo.
Ironia della sorte, che vi strapperà un sorriso, per me amaro, è che nel
chiacchierato governo tecnico c’era Elsa Fornero, ex vicepresidente prima
della Compagnia di San Paolo (2008/2010) e poi del Consiglio di Sorveglianza
di Intesa Sanpaolo (2010/2011) e di Corrado Passera, ex Chief Executive
Officier (2002/2011). Persone ben consapevoli di quello che stavano facendo
e che avrebbero potuto ovviare a queste obbrobriose norme.
Ironia della sorte è anche il fatto che sono maggiormente salvaguardati
quelli che oggi hanno lasciato o lasciano la banca per lo stesso motivo.
Il 12 ottobre dello scorso anno ho scritto alla Direzione Risorse Umane
della Banca e per conoscenza alla Compagnia di San Paolo, in qualità di
principale azionista. Ho chiesto che ci dicessero qualcosa, che ci
tranquillizzassero. A febbraio, dopo 4 mesi, non avendo ricevuto alcuna
risposta ho contattato la Compagnia di San Paolo.
Il Presidente, Dott. Chiamparino, mi ha risposto personalmente e subito con
le testuali parole: “La ringrazio per la comunicazione che ha voluto farmi
pervenire, certo che Ella ben saprà che la Compagnia in quanto azionista
della Banca non entra, né potrebbe entrare, nel merito di una questione che
riguarda esclusivamente la gestione della Banca medesima.”. Se ne è
facilmente lavato le mani. Forse doveva rispondere così, soprattutto dopo le
note vicende del Monte dei Paschi di Siena.
Ritengo che noi esodati, dopo aver dedicato più di 35 anni di lavoro
all’azienda, meritavamo almeno una risposta. Siamo persone che in tutta la
vita lavorativa non abbiamo guadagnato quello che un amministratore
percepisce in brevissimo tempo. Gli amministratori dopo un po’ se ne vanno,
superpagati, mentre i dipendenti restano e mandano avanti la banca.
Ritengo che anche le fondazioni azioniste non possano essere esenti da
qualche critica, perché nominando i partecipanti di loro fiducia nei
Consigli di Sorveglianza e Gestione sono corresponsabili. Le fondazioni poi
non sono dei semplici azionisti; hanno anche dei doveri verso il territorio,
fra l’altro nel loro statuto c’è scritto che devono “perseguire finalità di
interesse pubblico e di utilità sociale”, “anticipare i bisogni della
comunità”. Anche gli esodati della banca fanno parte di questa comunità e
nel tempo hanno contribuito a far crescere Intesa Sanpaolo e le stesse
fondazioni.
Ritengo che i Consigli di Sorveglianza e Gestione, il Chief Executive
Officier, l’alta dirigenza debbano tenere conto che non si può fare solo
utili senza dedicare un po’ di attenzione e solidarietà nei confronti di ex
dipendenti in condizione sociale sfavorevole per aver lasciato l’azienda
nell’interesse della stessa.
Chiedo ad Intesa Sanpaolo di avere la cortesia di rispondere alle lettere di
noi esodati, di rivedere le singole posizioni, di tenerci informati, di
supportarci in modo adeguato attivando ogni mezzo per trovare la migliore
soluzione.
Anche se la richiesta vi sembrerà un po’ insolita, chiedo infine a tutti i
presenti in questa assemblea che al termine del mio intervento quelli che
condividono ciò che ho espresso con passione alzino semplicemente la mano
per esprimere in modo significativo il loro consenso.
Vi ringrazio dell’attenzione.
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Piazza Scala - agosto 2014