una nuova recensione del collega Maurizio Dania (Asti)   

 

Ci voleva Christian Thielemann per riproporre l'Arabella di Richard Strauss tanto da riportarla ai fasti della prima esecuzione avvenuta a Dresda il 1° luglio 1933, diretta e concertata da Clemens Krauss. Il successo per il maestro tedesco ha toccato i vertici dell'anno scorso, quando ottenne un autentico trionfo. Con lui sono stati acclamati i professori della sua orchestra quella della Staatskapelle di Dresda che questa sera, come in altre occasioni può essere considerata una delle prime cinque del mondo. Renée Felming, nel ruolo della protagonista, Thomas Hampson, Albert Dohmen e Hanna-Elisabeth Müller, hanno cantato regalando tutta la professionalità di cui sono dotati e anche se forse per alcuni cantanti, come Hampson, l'età comincia a pesare, compensa una Fleming, sempre più brava nel pronunciarsi in tedesco, per cui ne guadagna l'interpretazione teatrale che è stata di grande livello, come lo è ancora la sua voce. Il pubblico ha comunque dedicato a tutti ovazioni e applausi, specie per Arabella e soprattutto per Thielemann. Ammirata la voce e la bellezza di Zdenka, sorella di Arabella, Hanna-Elisabeth Müller.
L'opera non è di facile ascolto se non si è abituati alla complessità dello spartito straussiano. Mi limito ad alcune precisazioni, lasciando ad altre letture la trama, facilmente reperibile su internet.
Nella vicenda, scritta da Hugo von Hofmannsthal, ebreo (ricordo che l'opera viene rappresentata all'inizio del periodo storico più nefando, quindi scellerato, oscuro, della storia tedesca), non si rappresentò altro se non la realtà di personaggi che hanno come certezza solo le proprie necessità, il raggiungimento dei loro desideri, che seguono istinti carnali in un mondo votato alla decadenza e alla distruzione. Con tutto ciò Strauss continuò a lavorare con librettisti e collaboratori ebrei e in particolare con Stefan Zweig, (Die schweigsame Frau). In Arabella tra intrighi e incidenti drammatici, sgorgano vette splendenti della sua arte come nei duetti tra la protagonista e Mandryka, nelle arie cesellate dalla Fleming come solo una fuoriclasse può fare, ed in altre arie dove è palpabile la voluttà.
Si legge su Wikipedia :" Arabella è classificata fra le cosiddette "opere minori" di Strauss, al pari del Cavaliere della rosa e Arianna a Nasso, opere cioè nelle quali il compositore tende a una conciliazione fra la nostalgia del passato, un equilibrio formale perfetto e una natura lirica insofferente della forma. Arabella tuttavia ebbe meno fortuna di queste due per la minor frequenza di arie e pezzi d'insieme (inArabella prevale infatti il dialogo) e per le proporzioni, almeno inizialmente considerate cameristiche dell'orchestra".
Oggi è difficile considerare minori opere come il Cavaliere della rosa e l'Arianna a Nasso che vantano importanti esecuzioni e che probabilmente non sono più oggetto di contrasti capziosi per la questione della forma, per la discussione sull'espressione della decadenza e del neoclassicismo. Questi sono tutti temi che sfiorarono Strauss nel corso di pochi decenni, e che io considero superati dal neoromanticismo tedesco che è rinato più in musica che in letteratura, ma che profana i cuori dei postmodernisti.
Aggiungo, doverosamente, che il librettista morì tragicamente, mentre partecipava afflitto e distrutto al funerale del figlio e qualche autore come Arbasino cita l'episodio per dimostrare che nell'opera c'è anche il presagio della morte, fatto che non mi trova d'accordo.
In ogni caso credo che per molti lavori occorra che vi siano interpreti in grado di esaltarne i contenuti, anche se è difficile che il pubblico e sovente la critica, scopra e riconosca nei personaggi, assolutezza nelle intenzioni e genuinità.
Thielemann ha offerto una direzione e concertazione ideali, anche se nel 1994 al Metropolitan Opera New York, poteva disporre di Donald McIntyre (Graf Waldner); Helga Dernesch (Adelaide); Kiri Te Kanawa (Arabella); Marie McLaughlin (Zdenka); Wolfgang Brendel (Mandryka); David Kuebler (Matteo); Charles Workman (Graf Elemer); Kim Josephson (Graf Dominik); Julien Robbins (Graf Lamoral); Natalie Dessay (Die Fiakermilli).
Concludo con un "bignamino": la vicenda si svolge a Vienna attorno al 1860. Il conte Waldner, un aristocratico decaduto, si sforza di combinare un matrimonio economicamente vantaggioso alla figlia Arabella. Arabella vorrebbe sposarsi per amore, non per denaro. Appare tuttavia inaspettatamente un corteggiatore del quale Arabella si innamora: Mandryka, un ricco proprietario terriero croato. Intervengono però numerose complicazioni ed equivoci. Finalmente Arabella si fidanza felicemente con Mandryka, mentre Zdenka, la figlia minore dei Waldner, si fidanza con Matteo, già pretendente di Arabella.
 

Maurizio Dania - aprile 2014

 

 

 

 

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Piazza Scala - aprile 2014