Per non dimenticare - dal Corriere del Giorno di Taranto del 28 luglio 2013

 

LA CERIMONIA
Consegnate da Bubbico medaglie e onorificenze
Un premio a chi ha pagato per la Patria

Ordine al Merito della Repubblica, i nomi
 

Cerimonia di consegna, ieri mattina in Prefettura, delle medaglie d’onore concesse dal presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti.

Consegnate, inoltre, le onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Ha presieduto la cerimonia il viceministro degli Interni, Filippo Bubbico, «onorato – ha detto – di poter rilasciare queste medaglie ai figli di cittadini che sono sopravvissuti ai lager nazisti».

Secondo Bubbico, «ciascuno deve nutrire un sentimento di gratitudine e di insegnamento nei loro confronti, affinchè non si ripetano gli errori del passato».

I reduci protagonisti della commemorazione sono Cosimo Basile , Antonio Mazzotta e Giuseppe Mero.

Hanno ritirato le medaglie d’onore i loro rispettivi figli, Emanuele Basile, Fernando Mazzotta e Salvatore Mero. Il prefetto Sammartino è intervenuto spiegando che «la medaglia d’onore è un importante riconoscimento dello Stato per valori civili, militari, nell’ambito del lavoro o delle arti. Lo Stato - ha proseguito il prefetto - non dimentica chi ha

sofferto o chi ha dato la vita ».

Presenti, tra le tante autorità intervenute, il sindaco Stefàno, il questore Mangini, gli onorevoli Chiarelli e Pelillo,

l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Nardoni, i consiglieri regionali e il procuratore capo della Procura di Taranto, Sebastio. Le autorità hanno accolto e salutato il vice ministro Bubbico in riunione (chiusa ai giornalisti…) prima che iniziasse la cerimonia di consegna dei diplomi e delle medaglie.

Poi, sono state assegnate le sei onorificenze di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. I nuovi insigniti sono Bartolomeo Angelini, di Martina Franca (pensionato, ex ispettore capo della Polizia di Stato), Giuseppe Del l’Orco, di Castellaneta (pensionato, ex ispettore della Polizia di Stato ) , Cosimo Martino, di Sava (pensionato,ex sostituto commissario della Polizia di Stato), il primo maresciallo luogotenente Michele Sblano, di Taranto (sottufficiale della Marina), il primo maresciallo luogotenente Sandro Sportillo, di Taranto (sottufficiale della Marina) e il capitano di vascello Giovanni Nicosia di Taranto (ufficiale della Marina).
(Emanuele Spataro)

 

 

L'INTERVISTA

Parla Fernando, figlio di un reduce dei campi di concentramento nazisti

«Antonio Mazzotta, mio padre»
 

Il soldato Antonio Mazzotta, nato il 4 luglio 1908, stava partecipando alle operazioni militari in Francia con il 10° battaglione mobile dei Carabinieri. Il 10 settembre 1943, dopo l'armistizio dell’8 settembre 1943, fu catturato dalle truppe tedesche e deportato prima nel campo di concentramento di Bruck, in Germania, e poi in quello di Brux Stalag, nei pressi di Praga, dove rimase fino a quando le truppe alleate non lo liberarono.

Ieri, in prefettura, ha ritirato la medaglia suo figlio Fernando.

Ci parli di suo padre, cosa le ha trasmesso?

«Tanti valori. Chi ha subito l’esperienza dei lager nazisti non può che insegnare i valori della pace. Anche se, ormai, è morto da oltre 50 anni ed i ricordi si sono affievoliti, i suoi insegnamenti sono diventati una base fondamentale nella mia vita.

Cerco di trasmetterli ai miei figli e ai miei nipoti.

Chissà quante storie, ricordi...

«Me ne ha trasferiti tanti, ben oltre quello che si vede nei film, più soft rispetto alla realtà di quei tempi. La cosa che mi ha lasciato sgomento dai suoi racconti è le condizione umana in cui vivevano i deportati nei lager. Vestiti di niente, costretti a lavorare sul ghiaccio… Vivevano con una fettina di pane di segale al giorno e bucce di patate bollite. Era la loro razione per un giorno di lavoro. Campi o durissimi. Mio padre è stato anche a Dachau, uno dei campi di sterminio più famosi... in negativo».

Emerge un monito.

«Certo: Mai più guerre! Questo è il breve ma significativo messaggio che mi ha lasciato mio padre, un militare che doveva obbedienza assoluta allo Stato. É andato in guerra non da volontario ma per fede nei confronti dello Stato. Quella stessa fede che ha portato il mondo intero al secondo conflitto mondiale e sull’orlo del baratro. L’esperienza gli ha insegnato che di guerre non se ne dovrebbe più parlare, sono il frutto di ideologie che professano il culto della razza, la ricerca della razza pura come l’arianesimo e che hanno portato alla realtà

drammatica dei campi di sterminio. Quelle stesse ideologie che stanno risorgendo.

E lo vediamo con l’aumentare dei movimenti neofascisti o ascoltando quello che vorrebbero realizzare… Mi auguro che non sia un crescere di eventi come è accaduto già in passato. Purtroppo, quando c’è un momento di difficoltà o di crisi si ritorna sempre ai soliti errori, agli estremismi».

(E. S.)

 

La medaglia d'onore (clicca sull'immagine per ingrandirla)

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - novembre 2013