UN'ALTRA MARGHERITA
I dibattiti di questi giorni sulla
prostituzione mi fanno rievocare gli anni cinquanta quando erano in
auge le “case chiuse”. A me l'idea di corpi posseduti in serie mi
incuteva un senso di ribrezzo, non
riuscivo a capire l'amore a pagamento, senza passione, senza
fantasia, senza la certezza di una autentica corrispondenza.
Un giorno destinato a rimanere nella memoria, mi trovai ad uscire
dall'Università a metà pomeriggio quando è troppo tardi per studiare
e troppo presto per tornare a casa..
“Che si fa?.... ”Dove si va?”
Come una frustrata arrivò la risposta di uno degli amici. “Facciamo
una visita là...”. Per la verità le parole adoperate furono più
esplicite.
Per suggestione mi parve di essere guardato con ironia ... ”non ti
mangiano mica...”.
Mi accompagnai con loro con l'angoscia di una autocritica molto
negativa su me stesso, sulla mia mancanza di carattere e via
dicendo.
Stavo per battere in ritirata quando una ragazza mi rivolse la
parola. Aveva un aspetto pulito. Pulito come riverbero della sua
anima ma pure nel senso letterale della parola. Senza rossetti,
ombreggiature e scollature. L'incontro avvenne proprio mentre la mia
autostima stava crollando al livello mattonella del pavimento.
Chiarii subito. “Non sono qui per quel che pensi....”. Dinanzi allo
sguardo interrogativo di lei mi sentii cretino. Senza mezzi termini
: “cretino allora perchè sei venuto? “ mi dissi.
L'intuito di una donna in tutte le situazioni è sempre sorprendente.
Mi guardò spalancando due occhi scuri.
“Siediti e rilassati”.
Aveva modi garbati ed una voce gentile.
“Avevo bisogno di incontrare una persona come te....”.
“Che persona sono secondo te?”
“Non te lo so dire ma appena ti ho visto ho capito che sei diverso
da tutti quelli che vengono quì”.
Le chiesi come si chiamasse.
“Margherita”
“Come sei finita qui?”
“Le storie si somigliano tutte. Sempre c'è la miseria, alle volte
c'è un figlio da mantenere, alle volte ci si arriva da un tradimento
all'altro. A me sono capitati i tre casi insieme”.
Mi sembrò sincera. Due grosse lacrime presero a scenderle sul viso.
Allora le carezzai i capelli e la incoraggiai. Mi confidò che
sperava presto di tornare al suo paese natale ove aveva trovato
impiego in un albergo come cameriera.
“Guadagnerò meno ma sarò onesta e sarò vicina a mio figlio”.
Mi alzai e la chiamai per nome: “auguri Margherita. Non mollare”.
Ero entrato nel modo più umiliante ed uscivo rasserenato con
un'esperienza in più: le posizioni di principio, le teorie
fabbricate a tavolino sono sterili e non aiutano a crescere
umanamente. Quante volte se conoscessimo meglio la vita
sostituiremmo il disprezzo con la pietà?
La mia autostima aveva ripreso quota. Merito di Margherita .
Di lei non seppi più nulla.
Giovanni Noera - marzo 2011
Giovanni Noera
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Laureatosi all'Università di Torino, deve la sua
formazione culturale ai tanti incontri avuti nelle sue varie
residenze. Numerosi sono i suoi viaggi negli USA e in
Europa, oggetto di suoi articoli. Nato in Sicilia; ha
vissuto in Friuli, Trentino, Lombardia e Liguria. Da diversi
anni vive in Emilia. |