Sino agli anni 90 l’accesso alla banca attraverso il portone di Via Manzoni 10 e il cortile quadrato del Canonica era riservato al ristretto gruppo dei Membri della Direzione Centrale, alle cui auto era concesso il privilegio di entrare e sostare fra le colonne del peristilio. Un piccolo ascensore, situato nell’angolo destro e piuttosto nascosto, portava direttamente ai tappeti rossi del secondo piano; lo si faceva funzionare con una apposita chiave in possesso solo ai direttori e i condirettori centrali. Talvolta mi capitava, durante i miei periodi di servizio in Direzione Centrale, di imbattermi al mattino, in Piazza Scala o in via Manzoni, nell’uno o nell’altro di questi mitici personaggi, la cui benevolenza nei miei confronti arrivava sino al punto di permettermi di condividere la solenne entrata attraverso l’augusto portone, con tanto di ossequioso saluto del commesso e, evento ancora più memorabile, la salita al piano nobile con l’ascensorino riservato.

In quei felici momenti non avrei mai immaginato che avrei varcato, un giorno, lo stesso ingresso insieme con una allegra brigata di reduci, allo scopo di visitare una prestigiosa e incantevole raccolta di opere d’arte, racchiusa in uno dei più begli edifici della Milano di fine Settecento. Lo abbiamo fatto oggi, nell’ambito degli incontri organizzati insieme con gli amici Pizzi e Marini. Diversi fra i nostri colleghi avevano già visitato per conto loro le Gallerie; altri vedevano per la prima volta i tesori provenienti dalla nostra banca e dalla raccolta della Fondazione Cariplo, nella magnifica ambientazione di Palazzo Anguissola. Fra tutti abbiamo colto la sensazione di un apprezzamento entusiastico per questa realizzazione che, se da una parte fa rivivere in noi memorie e sensazioni del passato, dall’altra fa conoscere ai milanesi e ai forestieri cosa volesse dire, qualche decennio fa, essere banchieri e umanisti.
 

Filippo Vasta - novembre 2011