■ Antipasto, primo, secondo con contorno, formaggio, dolce, caffè,
digestivo... Come riuscire a mangiare "bene" senza danneggiare la salute.
Dal sondaggio di opinione condotto tra i lettori, di cui abbiamo parlato
nel numero 6 di "Tempo Comit" (pagina 22) emerge. tra l'altro, un buon
indice di gradimento per gli articoli in tema di salute e benessere.
La cosa ci fa molto piacere, perché conferma la sostanziale validità della
scelta, attuata sin dal primo numero della rivista aziendale, di dare spazio
anche ad argomenti non strettamente professionali, ma che possono aiutarci a
risolvere i problemi quotidiani.
Questo "altro", anche se presente in "TempoComit" in dosi non massicce, può
dunque servire a qualcosa: non viene considerato una pura evasione (di cui
qualche volta si può comunque aver bisogno), né tanto meno un riempitivo.
Ecco un punto fermo da cui ripartire. sperando di riuscire sempre a
soddisfare la curiosità dei lettori.
Ci siamo perciò nuovamente rivolti al prof. Belloli - autore di alcuni
articoli, sulle "macchie nere" della pelle, sui traumi minori dello sport,
sugli effetti nocivi del fumo nei luoghi di lavoro - apparsi rispettivamente
sui numeri 1,3 e 4 di "TempoComit" - per proseguire questo nostro viaggio
nel mondo della prevenzione e cura dei più comuni problemi di salute.
L'articolo che vi proponiamo verte sul tema dell'alimentazione e, in questo
periodo così ricco di festeggiamenti, non ci sembra davvero fuori luogo!
Grazie dell'attenzione e buona lettura.
Se dovessimo chiedere: "Come mangi?", la stragrande maggioranza delle
persone interpellate ci risponderebbe: "Normalmente". Cioè, normalmente come
tutti, secondo una consuetudine che oggi ha valore a tal punto da essere
considerata valida garanzia di salute e benessere.
Se ci rechiamo al ristorante, sentiamo quasi l'obbligo di assaggiare tutto:
l'antipasto. il primo, il secondo, il pezzetto di formaggio, il dolce, il
caffè, il digestivo. La stessa cosa accade fra le mura domestiche, dove la
brava madre di famiglia ci offre, quale dimostrazione di cura e affetto, a
pranzo, o più spesso a cena, un bel pasto completo altrettanto ricco di
portate. Solo quando si presentano disturbi di una certa importanza ci si
rivolge al medico di fiducia per avere consigli su che cosa o come mangiare
o. peggio, di testa propria si intraprende qualcosa che suona come "mi sono
messo a dieta". Tutti i popoli hanno tradizioni alimentari legate
essenzialmente alle zone geografiche di appartenenza. ma tutte le tradizioni
hanno un unico comune denominatore iniziale: il pasto semplice, spesso anche
molto gustoso al palato, ma composto di non troppi alimenti diversi.
In ogni tempo e in ogni cultura si è sempre raccomandata la moderazione nel
mangiare: la saggezza e la longevità in pieno vigore erano e sono correlate
a pasti frugali, intendendo per frugale non certo un pasto da fame o senza
sapore. L'offrire una tavola ricca e imbandita è segno di generosa
ospitalità e di benessere, ma deve costituire un evento particolare e non
norma quotidiana.
L'uomo, in realtà, riesce a danneggiarsi con frequenza a causa dei peccati
della "buona" tavola. Prendiamo in considerazione gli effetti dannosi
immediati di un pasto troppo ricco.
Quante volte capita di avvertire sonnolenza dopo aver mangiato? Ed una certa
svogliezza a riprendere il lavoro, spesso accompagnata da una diminuita
capacità di concentrazione e di attenzione, non certo simpatica durante una
riunione o addirittura pericolosa se, ad esempio, si è alla guida
dell'automobile? Si arriva talora al punto di non fare più caso a questa
riduzione di efficienza, considerandola quasi normale in quanto presente da
tempo e riscontrabile in numerose altre persone. Peggio. si tende a dare la
colpa al fegato o ai cambiamenti di tempo o al cibo non più genuino.
Eppure tutti siamo a conoscenza del fatto che dopo ogni pasto vi è un
afflusso maggiore di sangue verso gli organi preposti alla digestione:
quindi è logica conclusione che, più è complessa la digestione, meno
brillanti saranno tutte le altre funzioni. Le ricerche in scienza
dell'alimentazione, divulgate ormai da tempo, ci hanno insegnato anche se a
grandi linee le differenze fra proteine, zuccheri, grassi, fibre e ci hanno
chiarito l'importanza di vitamine e sali minerali.
Ma. se da un lato è giusto conoscere quanto sopra, dall'altro è necessario
sia l'indirizzo medico, sia l'astensione volontaria dagli eccessi
alimentari. E a questo punto bisogna considerare che molte persone scelgono
gli alimenti più in funzione dei gusti personali che sulla base di
valutazioni obiettive, specie in riferimento alle proprie necessità
fisiologiche.
L'alimentazione incide moltissimo sull'accrescimento, sullo sviluppo fisico
e mentale, sul rendimento e la produttività degli individui. Sappiamo che
molti caratteri, ritenuti prerogative di razza e quindi "normali" (ad
esempio, l'altezza), sono fortemente influenzati da una alimentazione
squilibrata o carente, protratta nei secoli, e sono l'espressione di
necessità di sostanze nutritive a lungo insoddisfatte. Se da un lato gli
alimenti forniscono il "combustibile" necessario alla produzione di energia,
dall'altro offrono i principi nutritivi indispensabili per un equilibrio
biologico armonioso, sinonimo di buona salute.
È necessario a questo punto distinguere fra alimentazione e nutrizione.
L'alimentazione è il modo e la forma con cui sono forniti all'organismo di
alimenti indispensabili. La nutrizione è l'insieme di quei processi
attraverso i quali l'organismo riceve, trasforma ed utilizza le sostanze
contenute negli alimenti. Ancora, l'alimentazione è una serie di attività
coscienti e volontarie mediante le quali l'uomo sceglie gli alimenti, li
tratta e li ingerisce. A partire dal momento dell'ingestione, scattano tutti
quei processi di metabolizzazione, di assorbimento e di eliminazione che
vanno sotto il nome di nutrizione, involontaria ed incosciente. Tutto ciò
significa che ognuno di noi può volontariamente scegliere di mangiare
zuccheri, proteine, grassi, ma non può decidere di assimilare e
metabolizzare quegli aminoacidi, vitamine, sali minerali contenuti nei cibi
ingeriti.
Da tutto questo si deduce che la nutrizione dell'uomo dipende strettamente
dalla sua alimentazione: l'organismo utilizza tutto ciò che riceve ma.
poiché l'alimentazione è volontaria e cosciente, essa è suscettibile di
essere influenzata dall'educazione alimentare.
Pierangelo Belloli
TempoComit - Dicembre 1993
Piazza Scala - agosto 2011