una recensione di Maurizio Dania
Dramma per musica di Giovanni Federico Schmidt
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini e di Casa Ricordi,
a cura di Gabriele Gravagna e Alberto Zedda
Daniela Barcellona - Adelaide
Jessica Pratt - Berengario
Nicola Ulivieri - Adelberto
Bogdan Mihai - Eurice
Jeannette Fischer - Iroldo
Francesca Pierpaoli Ernesto Clemente Antonio Daliotti
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del Coro - Lorenzo FratiniDirettore - Dmitri Jurowski
Regia, scene e costumi e progetto luci - Pier'Alli
Una sola nota prima di permettermi un'analisi più profonda. Due cantanti
sugli altri. Jessica Pratt e Daniela Barcellona, Adelaide.
Una fuoriclasse straordinariamente matura: Daniela Barcellona.
Non mi pare il caso di sottolineare la presenza tra il pubblico di qualche
sciocco incompetente, ma far comprendere a costoro, chiunque fossero che prima o
poi i grandi cantanti che già disertano l'Italia, spariranno definitivamente dai
palcoscenici nazionali, anche in virtù della profonda dimostrazione di incivile
ignoranza che si agita ormai nell'animo e nella mente di coloro che non si
divertirebbero più, se fossero bambini, neppure con un pallone fra i piedi.
Non parlo poi di studi, di ascolti teatrali, di comprensione dei ruoli, di
letture in preparazione di un evento che per molti resterà unico nella vita.
In ognicaso tutti i protagonisti andrebbero lodati, compresi coloro che hanno
permesso l'allestimento non banale, dal primo tecnico delle luci, all'ultimo
truccatore. Bravo Ulivieri in un ruolo non ancora adatto alle sue corde.
Purtroppo non all'altezza il tenore. Bogdan Mihai-Adelberto è stato
insufficiente, con agilità casuali e frasi irrisolte. Non male i comprimari (Jeannette
Fischer, ma pure Antonio Daliotti), mentre il coro l'ho sentito stranamente in
fase di rodaggio.
Adelaide di Borgogna dramma in due atti su libretto di Giovanni Schmidt, andò in
scena al Teatro Argentina di Roma il 27 dicembre 1817.
Interpreti della prima rappresentazione furono Elisabetta Pinotti (Ottone),
Elisabetta Manfredini-Guarmani (Adelaide), Antonio Ambrosi (Berengario), Savino
Monelli (Adelberto), Anna Maria Muratori (Eurice), Luisa Bottesi (Iroldo) e
Giovanni Puglieschi (Ernesto).
Gioacchino Sciarpelletti avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Berengario, ma
fu sostituito all’ultimo momento dall’Ambrosi.
Antefatto
Nel 950 Lotario, re d’Italia, muore in giovane età, lasciando vedova Adelaide,
figlia di Rodolfo di Borgogna. Berengario, nelle cui mani già da tempo era di
fatto il governo del regno, riesce a farsi eleggere quale successore. Su di lui,
però, grava il sospetto d’aver provocato quella morte improvvisa; cerca perciò
di neutralizzare le rivendicazioni di Adelaide e dei suoi sostenitori,
imponendole d’unirsi in matrimonio col proprio figlio Adelberto, associato al
trono. Adelaide rifiuta e, perseguitata, è costretta a fuggire raminga e a
nascondersi in luoghi inospitali. Trova infine asilo presso Iroldo nella
fortezza di Canossa e, quando questa viene assediata da Berengario, chiama in
soccorso l’imperatore Ottone, promettendogli la propria mano ed i diritti da lei
acquisiti sulla corona del regno italico.
Atto primo
Nel primo quadro l’azione si svolge all’interno della fortezza di Canossa,
espugnata da Berengario. Mentre i vincitori esultano ed il popolo piange le
sorti della patria e della principessa Adelaide, Adelberto, con l’appoggio del
padre, cerca di convincere quest’ultima, ancora vestita a lutto, a divenire sua
sposa. Alla notizia che Ottone è giunto nelle vicinanze, Berengario, consapevole
di non aver forze sufficienti per affrontarlo in combattimento, decide di
ingannarlo con false proposte di pace. Nel secondo quadro l’azione si sposta
nell’accampamento dell’imperatore. I soldati, intenti a piantare le tende,
intonano un inno all’Italia, mentre Ottone giura solennemente che la vedova di
Lotario sarà tratta in salvo. Adelberto, inviato da Berengario, offre ad Ottone
pace ed ospitalità, invitandolo a non fidarsi di Adelaide, che descrive come
persona ambiziosa e fomentatrice di discordia. Il terzo quadro mostra il salone
della fortezza, dove Berengario, fingendosi cordiale, accoglie Ottone che subito
chiede di incontrare Adelaide. Questa si presenta all’imperatore e ne implora
pietà e giustizia per i torti subiti. Ottone promette il suo aiuto ed invaghito
della principessa dichiara che intende farla sua sposa. I due si allontanano
lasciando Adelberto che, sinceramente innamorato di Adelaide, vorrebbe eliminare
subito Ottone, e Berengario che lo trattiene, esortandolo ad attendere l’arrivo
delle proprie truppe prima di colpire. Nel quarto quadro Adelaide, non più in
lutto, sta nelle sue stanze, attorniata dalle dame: ella non vuol essere più
triste e si rallegra pensando alle prossime nozze. Entra Ottone per sincerarsi
d’essere accettato come sposo per amore e non per mera gratitudine; Adelaide
manifesta l’autenticità del proprio sentimento e i due si promettono eterna
fedeltà. L’ultimo quadro rappresenta la piazza di Canossa con intorno maestosi
edifici. Ottone e Adelaide si avviano al tempio per la cerimonia nuziale in
mezzo ai canti festosi della folla. Berengario ed Adelberto fremono
d’impazienza, finché, con l’arrivo dei loro seguaci, manifestano le loro reali
intenzioni ed aggrediscono Ottone e i suoi soldati. Si passa repentinamente
dalla festa al tumulto e alla lotta. Adelaide viene condotta via dai guerrieri
di Berengario, mentre Ottone e i suoi, combattendo strenuamente, riescono a non
essere sopraffatti dai nemici.
Atto secondo
Il primo quadro ripropone l’interno della fortezza con i guerrieri di Berengario
che esultano per aver costretto Ottone alla fuga. Adelberto torna ad offrire ad
Adelaide l’opportunità di dividere il trono con lui, ma le sue parole provocano
nella giovane rinnovato sdegno. Il colloquio è interrotto dalla notizia che le
sorti del combattimento si sono rovesciate: Ottone ha vinto Berengario e lo ha
fatto prigioniero. Nel secondo quadro Eurice prega il figlio Adelberto di
restituire Adelaide in cambio di Berengario, accettando così la proposta recata
da un messaggero dell’imperatore. Adelberto, combattuto fra l’amore per la
principessa e la pietà filiale, non riesce a decidersi; perciò Eurice, al fine
di scongiurare la condanna a morte di Berengario, escogita di liberare
nascostamente Adelaide con l’aiuto di Iroldo. Il terzo quadro è ambientato
nell’accampamento imperiale, dove Ernesto, ufficiale di Ottone, annuncia
l’arrivo di Adelberto. Questi è disposto a cedere Adelaide, ma Berengario si
oppone fieramente: solo a patto che gli sia garantito il trono, restituirà la
principessa. Ottone acconsente; tuttavia l’inatteso arrivo di Adelaide, liberata
da Eurice, rende vano l’accordo e induce l’imperatore a trattenere Berengario
per vendicarsi di lui. Adelaide, allora, che in cambio della libertà aveva
garantito ad Eurice il rilascio del consorte, esige da Ottone il rispetto della
promessa fatta. Berengario ed Adelberto possono così lasciare l’accampamento, ma
allontanandosi giurano che torneranno armati per conseguire la vittoria
definitiva. Nel quadro successivo, all’interno di una magnifica tenda, Adelaide
si separa a malincuore da Ottone, che si accinge allo scontro decisivo,
consegnandogli un velo quale pegno del suo amore; implora quindi l’aiuto del
cielo e, mentre è assorta nella preghiera, giunge la notizia che il nemico è
stato sconfitto. L’ultimo quadro rappresenta il ritorno di Ottone e del suo
esercito presso la fortezza di Canossa: l’imperatore avanza sopra un carro
trionfale seguito da Adelberto e Berengario in catene, mentre il popolo
esultante offre corone di fiori e di alloro.
Molto interessante la regia di Pir'Alli, ovviamente un serio professionista che
ama il teatro e conosce la musica di Rossini. Ed anche ciò che desidera il
pubblico.
Direzione d'orchestra corretta. Ed è già molto.
Per ora qui mi fermo per continuare ad ascoltare e vedere in bassa frequenza il
Mosè.
MD - 11 agosto 2011