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una seconda avventura (questa volta sull'Appennino) di Claudio Santoro
n.b.: cliccare sulle immagini per ingrandirle
Mercoledì 8 giugno 2011 – Mareto – Bobbio
La sveglia ce la dà lo scampanio della chiesa di Mareto, alle sei del mattino. Pare che sia un’usanza del luogo. La mattinata è bella e non piove; raggiungiamo i 1170 mt della Località Fontanone che in estate deve essere una tappa gradita e iniziamo la Sella dei Generali. In questo tratto si aprono ampi scorci di paesaggio e, dopo la giornata di ieri dove la visibilità era ben modesta, apprezziamo l’Appennino.
Una discesa piuttosto
ripida e sassosa ci porta a Pescina dove incontriamo un
gruppo di case e di persone. Inizia a far caldo e ci si
leva la giacca antivento. Passiamo davanti ai ruderi di
quello che era il Castello Farnese, ma solo alcuni fregi e
le note di Luciano ci consentono di scovarlo. Un altro
tratto nel bosco inizia, sempre ben segnalato; in alcuni
punti occorre prudenza e scivolare non è difficile, grazie
allo sbilancio prodotto dallo zaino. La discesa ci porta a
Coli (630 mt) dove un taciturno bottegaio ci apre il negozio
e ci fa uno spuntino a base di fette di pane piacentino e
coppa.
Inizia a piovere e troviamo riparo nel palchetto coperto di
una pista da ballo che credo faccia parte dell’Oratorio. Un
cartello indica che a Coli vi è un Ostello della Gioventù,
ma provo un brivido di sollievo nel sapere che non dobbiamo
chiedere informazioni al bar che ospita un gruppo di
anziani.
La pioggia ci aiuta a decidere: si va per asfalto, seguendo
le volute dei tornanti mentre in basso
muggisce un fiume
ingrossato dalle piogge degli ultimi giorni.
Arriva la telefonata di
Mario che si propone di farci l’incontro, ma rinviamo il
piacere di conoscerci al Ponte Gobbo, a Bobbio. Ci fornisce
un’indicazione per non seguire la strada principale e
prendere una scorciatoia che ci fa passare davanti al
complesso di Don Orione fino a quando davanti ai nostri
occhi si scorge il Ponte Gobbo di Bobbio, che San Colombano,
con uno stratagemma, si fece costruire in una sola notte dal
Diavolo.
Ad attenderci troviamo Mario Pampanin ed è molto piacevole
abbracciarlo e poterlo ringraziare per tutta la cortesia
adoperata nei nostri confronti.
Una sosta al bar e
raggiungiamo Palazzo Tamburelli, l’Ostello di Bobbio che
accoglie pellegrini e viandanti dove siamo gli unici ospiti.
Un breve riposo e una doccia calda e ci si ritrova con Mario
che ci fa visitare la cittadina. Di particolare interesse
l’Abbazia con i resti di San Colombano, questo santo
irlandese dal temperamento forte e poco docile che è la
caratteristica di santità che contraddistingue i grandi
Santi: San Francesco, San Rocco, San Giacomo per citarne
solo alcuni.
Nel visitare Bobbio si nota che ha vissuto un periodo di
notevole importanza sul territorio, a partire dal grande
numero di chiese, dai resti fastosi dell’Abbazia che doveva
essere un grosso centro di cristianità. La cripta con i
resti del Santo e lo splendido mosaico romano sono veramente
piacevoli e interessanti.
La telefonata di benvenuto dell’Assessore al Turismo ci è
gradita ed è l’occasione per illustrare il ruolo
dell’Associazione, di Giovanni Magistretti, Mario Pampanin,
Elio Piccoli e tutte le persone che si adoperano per
valorizzare la Via degli Abati.
La cortesia di Mario si supera quando ci viene offerta la
cena nel ristorante “Il Giardino”, nella piazza San
Francesco. Si chiacchiera con grande piacere e scopriamo
anche quanto sarà agevole per noi ricambiare la cena al
nostro amico: un passerotto sembrerebbe un vorace rapace al
suo confronto!
Una passeggiata serale per le vie di Bobbio costituisce il prologo alla notte tranquilla presso l’Ospizio Tamburelli.
Fine sesta puntata (continua)