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una seconda avventura (questa volta sull'Appennino) di Claudio Santoro
n.b.: cliccare sulle immagini per ingrandirle
Lunedì 6 giugno 2011- San Pietro di Borgotaro - Bardi
Anche di mattina le condizioni meteo sono piovose. Dopo una ricca colazione che ci fa pensare che i 65 euro spesi anche per la cena e il pernotto siano stati un buon investimento, Silvano e la moglie ci salutano, invitandoci a portare con noi del cibo per il pranzo. La prima tappa è San Cristoforo (760 mt), la cui chiesa appare nella nebbia. La struttura, a differenza di molte altre chiese che troveremo in condizioni pietose, è ben tenuta e si vede che è stata oggetto di recenti lavori.
Il sentiero continua ad
essere ben segnalato e non vi sono difficoltà nel
proseguire.
L’unico problema è costituito dalle condizioni meteo, ma, si
sa, è ben difficile lavorare su questo elemento.
Si sale ancora e a 1080 mt di quota raggiungiamo la
cappellina de La Maestà e si inizia la discesa per Osacca
dove si fa tappa per uno spuntino. Riemergono dagli zaini le
albicocche disidratate nella versione bio e in quella
“colorata”. Una fontana fa il resto.
Anche in queste zone ci sono dei cartelli che ricordano
vicende di guerra partigiana e a Osacca,
nell’ottobre del
1943, vi fu un episodio di ribellione popolare nei confronti
delle truppe repubblichine inviate per “bonificare” il
territorio.
Si riprende nel bosco e le condizioni dei sentieri sono
cattive: la loro natura argillosa, i profondi solchi
lasciati dai trattori utilizzati per fare la legna e
l’abbondante pioggia li rendono fangosi e ostici.
Raggiunta la Pieve di Gravago la giornata migliora e, dopo
un rapido briefing con Angelo e, grazie alle cartine
forniteci da Mario e Giovanni, decidiamo di abbandonare il
bosco e scendere a Noveglia, per raggiungere Bardi via
asfalto.
Il bar “Geppetto” di Noveglia ci accoglie insieme a un
affogato al caffè per Angelo e una birra fresca per me. Si
fanno due chiacchiere con l’anziano titolare. Il principale
argomento è costituito dal fieno che qualcuno ha tagliato,
ma non ha fatto in tempo a raccogliere. Le piogge di questi
giorni l’hanno rovinato. E’ stato più fortunato chi ha
aspettato.
Si riprende il cammino in una giornata calda e, anche se
l’asfalto non ci piace più di tanto, non
rimpiangiamo il
fango e l’umidità dei boschi. Dopo un po’ iniziamo a vedere
Bardi e la sua rocca che si stagliano all’orizzonte.
Percorso il ponte sul fiume Ceno il titolare del bar ci ha
consigliato una scorciatoia per raggiungere la sommità del
paese. Lo stesso tragitto ci viene consigliato dalla signora
Silvana, del b & b “La casa di Irene” dove pernotteremo. La
signora ci dà dei tempi di arrivo un po’ troppi spinti per
le nostre capacità, ma la cosa non ci rattrista più di
tanto.
Passato il Ceno abbiamo qualche difficoltà nell’imboccare la
scorciatoia; non ci aiutano né un signore ben poco disposto
nei confronti dei viandanti e severo guardiano della
proprietà privata, né una fettuccia bianca e rossa che
impedisce il passaggio nel sentiero. Una signora ci precisa
che è stata messa lì per quelli che vi praticano il
motocross e che ne danneggiano il fondo. Non ci sono
problemi di sorta per i camminatori.
Angelo ha la gamba più leggera e inizia ad aggredire il
ripido percorso per Bardi; io procedo più lentamente,
accompagnato da uno splendido esemplare di setter irlandese
che ha deciso di raggiungere Bardi con noi. Scopriremo dopo
che è un gemello dell’esemplare posseduto dalla signora
Silvana.
La rocca di Bardi viene – con qualche fatica raggiunta – e
scopriamo che il b & b è in cima al paese! Vabbè c’è poco da
fare: facciamoci quest’altro pezzo, ma alla fine arriviamo e
la signora Silvana ci offre un tè e, con un po’ di
rammarico, ci dice che ha preparato un letto matrimoniale.
Con Angelo si ride un po’, ma speriamo che….non diventi
un’abitudine.
La titolare è molto agitata per il prossimo arrivo del
gruppo di undici guidato da Luciano Mazzucco che ci segue a
distanza di 48 ore. Sistemare una coppia di pellegrini è
certamente fonte di minore agitazione. Ci viene riservata la
tariffa agevolata e, invece di 70 euro, si pagano 60 euro
per il pernottamento.
La serata è bella e ci stupiscono le previsioni meteo
improntate al peggio per l’indomani. In cuor nostro speriamo
che siano sbagliate. Dopo la doccia raggiungiamo la piazza
del paese e il ristorante “Il Pellicano” dove le pappardelle
al sugo di cinghiale ci rimettono in carreggiata. Ci
giungono le telefonate di Giovanni e di Luciano che ci
chiedono aggiornamenti sul tragitto.
Fine quarta puntata (continua)