una seconda avventura (questa volta sull'Appennino) di Claudio Santoro 

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Domenica 5 giugno 2011 – Cervara – Borgo Val di Taro – San Pietro

Si parte e il primo obiettivo da raggiungere è il lago Verde che dista 4,5 km e altri 300 mt di dislivello. Neanche a parlarne di fare colazione, dato che non vi è traccia di bar neanche nei pressi del laghetto, dove troviamo un pescatore con il suo cane e alcune case private.

Una breve sosta e adesso si scende per il prossimo traguardo: il Cippo dedicato alla Resistenza che in queste montagne è stata sicuramente aspra e sanguinosa. Una menzione particolare è dedicata alle donne della Valverde e dell’Alta Lunigiana. Una sosta per rifiatare, sentire al telefono Maria e riflettere sulla stupidità della guerra, ancora più atroce quando è fra gente della stessa nazione (chissà perché si definisce “civile”?).
Da lì prendiamo una strada sulla sinistra e scendiamo verso Valdena (abbiamo percorso quasi 14 km). Quando incrociamo la Provinciale e vediamo l’annunciata insegna gialla del Ristorante Monelli, ci si apre il cuore: dopo i panini di Parma e di Cervara… si mangia!
Consumato il gradito pranzo nella terrazza all’aperto (la strada non è per nulla trafficata) si riprende in salita per San Vincenzo e si arriva in discesa a Borgo val di Taro, dalla parte del cimitero. Una sosta e una bibita fresca al bar in piazza ci restituiscono energia; al tavolino a fianco due coppie di ragazzi chiacchierano fra di loro e uno descrive le gesta epiche di un tizio che l’altra sera si sarebbe tirato una serie innumerevole di righe di cocaina. Consultiamo la lista delle strutture ricettive forniteci dall’Azienda del Turismo di Borgotaro e decidiamo di contattare telefonicamente l’agriturismo “La Vigna di San Pietro”, nell’omonima località. Considerata l’ora della giornata, i sette km e i 300 metri di dislivello che ci separano dalla meta mi sembrano più pesanti di quelli che sono.
Le nuvole si fanno più consistenti e il tempo non promette niente di buono, ma ci va benissimo in quanto, dopo un lungo tratto nel bosco, emergiamo a poca distanza dall’agriturismo e lo raggiungiamo mettendoci al riparo appena poco prima che si scateni un temporale (Silvano, il titolare dell’agriturismo era uscito per venirci incontro in jeep, vista la mala parata).
La struttura è gestita da marito e moglie bergamaschi che, da sei anni, hanno rilevato l’agriturismo. Era un loro sogno, ma nella loro zona non avevano trovato un’occasione adeguata e al prezzo che ritenevano giusto. Ci raccontano della iniziale difficoltà ad essere accolti dai locali, in particolare della loro scelta di allevare maiali di razza “nero di parma”, ma con tenacia e costanza (doti tipicamente orobiche) si sono ricavati la loro nicchia. Dalla finestra della stanza (ci è toccata una matrimoniale) si vedono la valle e Borgotaro e le montagne oltre le quali vi è la Liguria. Silvano ci decanta le qualità climatiche della zona che, rispetto al paese, è più fresca d’estate e meno fredda d’inverno, grazie anche al “marino”, il vento che arriva dal mare.
La cena è semplicemente ottima: salumi prodotti da loro, risotto e porcini, un filetto di maiale al pepe verde che si scioglie in bocca, fragole e un Gutturnio niente male. Pare che ci sia andata bene perché lì vicino c’è un agriturismo vegetariano e si parla della prossima apertura di uno addirittura vegano!
Dopo qualche chiacchiera e dopo che Silvano si sbilancia nel dirci che la carne dei suoi maiali ha lo stessa quantità di colesterolo del pesce (!?), si piomba a letto a recuperare energie per l’indomani. Ci tocca un letto a due piazze, ma non è un problema.
Fuori continua a piovere.
 



 

 

Fine terza puntata (continua)

 


 

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