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una seconda avventura (questa volta sull'Appennino) di Claudio Santoro
n.b.: cliccare sulle immagini per ingrandirle
Sabato 4 giugno 2011 - Lecco – Pontremoli – Cervara
(seconda puntata)
Si parte in treno da Lecco e Angelo, sbagliando di dieci minuti
l’orario di partenza del convoglio per Milano, rischia di perderlo!
Da Milano si prosegue per Parma, anche se scopriamo che il nostro
treno parte con mezz’ora di ritardo per un guasto al locomotore. Per
fortuna il cuscinetto di tempo con la coincidenza per Pontremoli ci
lascia sufficientemente tranquilli. Il tempo per un piadina a Parma
e con un treno regionale semideserto si giunge a Pontremoli, fine
della corsa.
Fa caldo e in una cittadina semideserta
vediamo il “pons tremuli” da cui deriva il nome e, dopo una
rapida visita, si decide di affrontare il percorso e
iniziare a salire. Angelo, in località Case Corvi si prepara
il panino che fungerà da cena, dato che a Cervara sappiamo
cosa ci aspetta..
In breve il bosco inizia farsi più fitto e iniziamo a
conoscere un habitat che contraddistinguerà la Via degli
Abati e l’Appennino.
Iniziamo anche a vedere la segnalazione e la freccia bianca
che ci terrà compagnia.
Viaggia con me anche Ferruccio, lo zaino di marca Ferrino
che mi ha tenuto compagnia lo scorso aprile durante il
Cammino di Santiago e che, per circa un anno, si è impigrito
nel box, custodito in un sacco di plastica. Nonostante i
giorni di marcia siano pochi e abbia caricato il minimo
indispensabile, gli 11 chili si fanno sentire, soprattutto
nei tratti in salita.
Sono poco più di 12 km e quasi 500 metri di dislivello e
alla fine raggiungiamo la nostra prima meta, Cervara che,
correttamente viene indicata come “agglomerato di case”.
Vediamo alcune persone e un signore corpulento che, a prima
vista, ci appare un lottatore di sumo. Quando gli passiamo
vicino ci chiede se proseguiamo o ci fermiamo: è Claudio
Cocchi, il referente indicatoci da Mario e che ci fornirà
l’alloggio per la notte.
Si tratta della scuola materna in disuso, situata nella
parte alta del paesino; entrando a sinistra vi è uno
stanzone con letti a castello e a destra una stanza, dal
pavimento ondulato e gonfio, con due brandine, in fondo i
servizi igienici. Il Cocchi ci precisa che ci sono le docce,
ma non l’acqua calda, dato che il contatore non è abilitato
a sostenere l’energia necessaria per il boiler. Ma poco
importa e poi nessuno ci aveva promesso altro se non una
soluzione per dormire a 10 euro a testa. Ci fornisce un paio
di federe pulite e con i nostri sacchi a pelo non ci serve
nient’altro. Parlando con i suoi concittadini sento un
dialetto dalle cadenze a me ignote e che stento a
catalogare.
Superiamo lo sconcerto di apprendere che la scuola veniva
usata come seggio elettorale, ma che, dopo il distacco di
parte dell’intonaco dal soffitto, i carabinieri di presidio
hanno preferito optare di dormire presso una casa privata
che è stata adibita a seggio. Il cielo promette acqua, ma
speriamo in bene.
Dopo un giro fra le case e aver scoperto che l’unico bar è
chiuso, ci conviene consumare i panini che ci siamo portati
ai quali va a fare compagnia l’acqua attinta alle fontane di
Cervara e andarcene a letto presto. Tanto di guadagnato per
la tappa di domani.
Fine seconda puntata (continua)