da Nuova Realtà - periodico del sito ASSOCIAZIONE BANCARI CARIPUGLIA - CARIME 

 

 

Il caso di una presunta improvvisa patologia ad un occhio di una bambina di tre anni che  aveva assistito ad una proiezione 3D in una sala cinematografica a Milano, ha suscitato importanti reazioni sia tra la gente comune che nel mondo scientifico. Il Ministero della Salute, pressato dal Codacons e non disponendo di adeguate statistiche, il 13 marzo 2010

ha emanato una circolare avente come oggetto Occhiali 3D per la visione di spettacoli cinematografici”, basata sul parere del Consiglio Superiore di Sanità.

Essa ha posto dei paletti che appaiono dettati soprattutto da motivi prudenziali: in considerazione del fatto che l’apparato visivo di un bimbo raggiunge la piena e completa maturazione verso i due anni di età, per un comprensibile eccesso di prudenza si è previsto un limite all’utilizzo di tali ausili tecnici al di sotto dei sei anni.

La necessità di disporre di dati scientifici sull’argomento ha spinto la Società Oftalmologica Italiana (SOI) ad organizzare una apposita Consensus Conference sulle problematiche inerenti all’uso degli occhiali 3D. La SOI, che opera dal 1879 a difesa della vista e rappresenta il riferimento dei 7.000 oculisti italiani, ha riunito un Panel di Esperti oculisti a cui si è aggiunto un Esperto in igiene, al fine di approfondire le potenziali conseguenze dell’utilizzo delle tecnologie 3D sulla popolazione. L’argomento è stato oggetto di ampia trattazione del Presidente SOI, Prof. Matteo Piovella, sul Notiziario della Società.

 

Visione stereoscopica naturale

Per poter ottenere l’effetto tridimensionale l’apparato visivo utilizza una serie di sistemi che consentono la completa cooperazione tra i due occhi, integrando le immagini avviate al cervello da ciascuno di essi (fusione binoculare) e facendole interagire con il sistema labirintico (preposto all’equilibrio del corpo) e propriocettivo (che riceve informazioni sulle variazioni di posizione): il risultato di queste interazioni prende il nome di visione stereoscopica”.

Se la cooperazione tra i due occhi è imperfetta si perde la stereoscopia, mentre se si dissocia la via visiva da quella labirintica e propriocettiva compaiono sintomi di chinetosi (nausea, vertigine, sudorazione fredda, ecc.).

E’ noto che la fusione binoculare s’instaura e si consolida tra i 3 ed i 6 mesi di vita; la stereoscopia diviene assimilabile a quella di un soggetto adulto ad 1 anno di vita e solo tra gli 11 ed i 18 mesi le funzioni visive raggiungono la maturità. L’integrazione tra i due sistemi, visivo e labirintico-propriocettivo, si raggiunge solo dopo i 2 anni di vita.

L’eventuale disagio che si può accompagnare alla visione tridimensionale virtuale è causato proprio dall’incongruità tra informazione sensoriale visiva (movimenti delle immagini di una scena) e informazioni sensoriali labirintico-propriocettive (la posizione del corpo è stabile e lo schermo è fisso). Per cui i rapporti normalmente esistenti tra i due sistemi

(visivo, labirintico - propriocettivo) vengono distorti ed al cervello giungono informazioni contrastanti.

E’ utile osservare che la visione in 3D, allo stato delle conoscenze, non risulta dannosa, anzi può svolgere un importante ruolo nella diagnosi precoce di anomalie della visione binoculare. Una persona che ha un occhio che non vede o vede molto poco non è in grado di percepire l’effetto 3D, lo scoprirà vedendo questo tipo di filmati e usando gli appositi occhiali.

Infatti, i soggetti con rilevanti anomalie della binocularità non avranno visione tridimensionale virtuale, mentre quelli con alterazioni lievi, che non sono tali da produrre effetti nella visione tridimensionale reale, potranno avere la comparsa di sintomi, che comunque si interromperanno rimuovendo gli occhiali 3D.

In questi casi è consigliabile sottoporsi ad una visita medica oculistica in quanto i disturbi potrebbero essere il segno di una patologia, non ancora diagnosticata, a carico dell’apparato visivo o del sistema labirintico-propriocettivo.

 

Tecnologie 3D

I filmati visibili in 3D sono realizzati con apposite videocamere dotate di due obiettivi distanti tra loro sul piano orizzontale di circa 6 cm (valore simile alla distanza tra i due occhi) che registrano separatamente le immagini destinate a ciascuno dei due occhi: durante

la proiezione ogni fotogramma presenta due immagini, una destinata all’occhio destro e l’altra all’occhio sinistro.
Tale separazione avviene grazie a diversi
sistemidi filtraggio applicati ai proiettori e all’uso di occhiali dotati anch’essi di filtri.
Le tecnologie utilizzate oggi per ottenere l’effetto 3D sono di tre tipi:
1) filtri polarizzanti (RealD): le immagini vengono proiettate sovrapposte sullo schermo e gli occhiali, anch’essi con lenti polarizzate, consentono ad ogni occhio di vedere solo una delle immagini e di sincronizzarle tra loro;
2) filtri che separano lo spettro (Dolby 3D): i tre colori primari (rosso, verde e blu) vengono separati in due tonalità diverse (una per l’occhio dx ed una per il sx) in modo che ogni occhio, con l’utilizzo degli specifici occhiali, possa vedere solo le immagini ad esso destinate;
3) sistemi ad otturatore alternato (XpanD 3D): le due immagini vengono proiettate in rapida sequenza; appositi occhiali “attivi”, stimolati da una luce infrarossa inviata ad intermittenza in sala, reagiscono rendendo le due lenti alternativamente opache o trasparenti; in tal modo lo spettatore, senza accorgersene, vedrà ogni volta da un solo occhio.
Mentre la prima tecnologia impiega schermi particolari, definiti
silver screen ed occhiali economici, le altre due non necessitano di schermi particolari ma impiegano occhiali molto costosi, che pertanto ne limitano fortemente l’impiego.
Gli occhiali che fanno apparire tridimensionali le immagini bidimensionali proiettate sullo schermo non danneggiano la vista e l’eventuale malessere nei soggetti ipersensibili si risolve semplicemente togliendoli.

Conclusioni

I punti importanti emersi dalla citata Consensus Conference, quindi, sono tre:

_ gli eventuali malesseri, che possono colpire un numero limitatissimo di persone durante la visione 3D, sono reversibili togliendo gli occhiali (così come, se si avverte malessere mentre si legge viaggiando in auto, basta smettere di leggere);

_ le persone “a rischio” sono un numero limitato di soggetti con particolare sensibilità, che soffrono di mal di mare o di claustrofobia (e pertanto eviteranno tale tipo di proiezione);

_ la visione di un film in 3D può essere rivelatrice di qualche altro disturbo non ancora diagnosticato, soprattutto nei bambini, rappresentando addirittura uno screening di massa.

Un aspetto importante da prendere in considerazione, inoltre, è quello che riguarda l’igiene.

E’ chiaro che sarebbe auspicabile l’utilizzo di occhiali monouso, ma ciò non è sempre possibile in considerazione del costo dei materiali utilizzati.

Inoltre, nella vita di ogni giorno, sono tante le occasioni nelle quali esiste il rischio di incorrere in cross-infection: basti pensare all’utilizzo di tastiere touch screen o di computers in luoghi pubblici, quali gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, ecc.

A questo scopo, anche in presenza di occhiali forniti in busta sigillata dopo routinarie procedure di sterilizzazione, è preferibile effettuare, prima dell’uso, un’ulteriore pulizia degli occhiali con un fazzolettino detergente o disinfettante.

 

Avvertenze

Le principali avvertenze sull’utilizzo di occhiali 3D sono pertanto le seguenti:

_ pulirli accuratamente prima di indossarli;

_ toglierli prima di alzarsi dal posto;
_ usarli su quelli da vista o lenti a contatto, altrimenti si può manifestare affaticamento oculare dopo pochi minuti di visione;
_ toglierli subito se compaiono disturbi agli occhi o sensazione di malessere generale: i disturbi passano rapidamente.

Inoltre, ai soggetti sottoposti di recente ad interventi di chirurgia oculare, si consiglia di chiedere al proprio oculista di fiducia se si può fruire della visione tridimensionale virtuale.

Poiché a tutt’oggi non sono state eseguite indagini scientifiche su campioni rappresentativi della popolazione per valutare gli effetti della visione 3D virtuale, si può solo ipotizzare che essa non sia dannosa per l’apparato visivo e la salute in generale.

Ma, con l’espansione di questa tecnologia e quindi con l’aumento del numero di soggetti esposti e del tempo di esposizione, sarà necessario effettuare studi per individuare i soggetti che potrebbero avere un maggior rischio di sviluppare segni e sintomi.

 

 

 


 

 

 

 

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